Piazza Affari, una volta tanto, archivia la seduta in qualità di migliore borsa in Europa. In effetti, ieri è stata proprio una chiusura col botto a Milano, con l’indice Ftse Mib, che ha guadagnato il 4,1% sulla seduta precedente, che già era stata una giornata altrettanto positiva. In soli due giorni, sono stati recuperati circa 30 miliardi di euro di capitalizzazione, che serviranno a coprire in buona parte le perdite dell’inizio settimana. Basta solo citare il tonfo di mercoledì, con Milano a -6,6%, in linea con le principali piazze europee.
Le ragioni di tanto ottimismo da parte degli investitori sono diverse. Anzitutto, sono stati diffusi i dati sulle vendite al dettaglio negli USA, che a luglio sono salite dello 0,5% su giugno, il massimo registrato da marzo, ma sotto le attese degli analisti. E così paradossalmente, se il dato a Wall Street è stato recepito negativamente, in Europa è stato letto in positivo.
Ma c’è un fattore tecnico che ha ridimensionato le perdite: lo stop allo “short selling” o vendite allo scoperto. E’ stato deciso e concordato tra l’Esma, l’autorità di coordinamento dei mercati in Europa, e le autorità nazionali di Francia, Italia, Spagna e Belgio. Si tratta di un divieto di vendere titoli che non si possiedono, che in genere hanno finalità speculative ribassiste.
In sostanza, Tizio vende a Caio titoli che ancora non ha a un prezzo X, nella speranza che tale prezzo scenda, potendo così riacquistare i titoli a una quotazione minore. Il guadagno sarà determinato dalla differenza tra il prezzo di vendita e quello di riacquisto dei titoli.