Governo taglia 54 mila poltrone, 36 province e stipendi politici, ecco le novità

Ieri il governo ha varato la manovra da 45,5 miliardi che sarà spalmata in 20 miliardi sul 2012 e 25,5 miliardi sul 2013. Obiettivo delle nuove misure: raggiungere il pareggio di bilancio già tra due anni, così come già nei mesi che rimangono da ora alla fine del 2011, si sarebbe deciso per una politica di deficit zero (nuove spese non superiori alle nuove entrate). Sono ovviamente tante le novità, ma quelle oggetto di grande interesse, per l’impatto che avranno sui costi della politica e sulla tanto odiata casta sono clamorose. L’esecutivo, infatti, apprestandosi a chiedere sacrifici a tutti i ceti sociali, ha ben pensato di risparmiare anzitutto proprio sui costi della politica, lanciando un messaggio di serietà e sobrietà ai cittadini. E’ stato così previsto che il numero dei consiglieri regionali dovrà essere dimezzato a partire dal prossimo rinnovo dei Consigli Regionali.

Taglio delle poltrone a tutti i livelli, comprese province e comuni. I comuni con meno di mille abitanti saranno accorpati e gestiti solo dalla figura del sindaco, senza altri componenti di giunta. Si stima che saranno in 1500 ad essere accorpati.

Grande novità per le province: quelle che hanno meno di 300 mila abitanti saranno eliminate. Si è già calcolato che saranno oggetto di abrogazione ben 36 province, sparse in tutta Italia. Scenderebbero così da 107 a 71, con notevole risparmio di mezzi e di poltrone inutili, per un totale di 54 mila. Altra novità tutta in positivo è poi il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, che già abbiano uno stipendio autonomo, derivante dalla loro professione, per la quale percepiscono redditi almeno pari a quello del parlamentare. Oggi, i dettagli di queste misure saranno illustrati alla stampa, ma si preannuncia una svolta storica, con risparmi consistenti di denaro pubblico e semplificazione amministrativa. Certo, non siamo alla fine delle province, cosa che potrebbe anche avvenire per via referendaria, ma almeno il governo Berlusconi si è abbattuto come una scure contro tutti quei costi palesemente offensivi dell’intelligenza degli italiani.

Adesso resta da vedere se la sinistra italiana, che sbraita a ogni piè sospinto contro il governo, voti almeno queste specifiche misure di riduzione forte dei costi della casta, o se non si nasconderà dietro un ipocrita “si poteva fare di più”, per salvare i privilegi dentro cui essa sguazza insieme al resto della classe politica.

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