La Svizzera ha ufficialmente un problema: il superfranco. La valuta elvetica si è apprezzata del 40% negli ultimi 3 anni. E se nel 2008, per comprare un euro ci volevano 1,70 franchi svizzeri circa, adesso si è arrivati fino a sotto il cambio di 1,10. Troppo, eccessivo per le autorità monetarie svizzere, che temono un effetto negativo sulle esportazioni del Paese e su tutti gli ambiti economici esposti alla concorrenza dei mercati.
Solo negli ultimi mesi, il franco si è apprezzato del 20%. E’ come se le famiglie svizzere abbiano uno stipendio del 20% più alto, dicono dalla Schweizerische National-Bank, che già la scorsa settimana ha abbassato i tassi di interesse, portandoli nel range dello 0-0,25%, contro il precedente 0,50-0,75%.
Una politica di tassi zero in controtendenza con l’andamento mondiale, ma resasi necessaria per sgonfiare l’eccessivo apprezzamento del franco. Le ragioni di tale rafforzamento del cambio vanno individuate nel fatto che la valuta elvetica viene considerata un bene-rifugio, quando ci sono turbolenze sui mercati.
Ma visto che i risultati non sono stati immediati, come si sperava, adesso il vice-presidente della banca nazionale elvetica, Thomas Jordan, ha annunciato ieri che l’istituto sarebbe pronto a varare altri provvedimenti, al fine di contenere la corsa del franco, tra cui non si esclude la fissazione temporanea del cambio con l’euro.
Tra le altre misure prese in considerazione, si discute della possibilità di introdurre un tasso negativo sui depositi in franchi da parte di correntisti stranieri. In sostanza, gli stranieri che volessero depositare soldi in Svizzera, in franchi, dovrebbero pagare loro le banche e non viceversa. Una misura che non veniva adottata qui dagli anni Settanta.