Sono tempi molto difficili negli USA, stretti tra il possibile incubo di una nuova recessione, il declassamento di Standard & Poor’s, che rappresenta una sorta di caduta degli dei qui in America, e la perdita di leadership internazionale. Il malcontento verso Obama monta inesorabilmente, anche tra quanti non lo considerano la causa della crisi, bensì non vedono il lui la personalità in grado di gestire la situazione. Il che è un pessimo segnale per il presidente, dato che sulle responsabilità della crisi ci sarebbe molto da discutere e con opposte visioni, mentre è difficile invertire la sensazione di inadeguatezza tra i propri stessi elettori. La popolarità di Obama, al momento, si attesterebbe al 41%, cosa che lo distanzierebbe di circa otto punti nei sondaggi, rispetto a qualsivoglia candidato per i Repubblicani. Il nocciolo della questione però è proprio questo.
Obama perderebbe contro un generico candidato Repubblicano ma, passando dal generico allo specifico dei nomi in corsa per la nomination del GOP, le chances di Obama di farcela, nonostante se stesso, non sono cattive.
C’è un solo candidato, al momento, che verrebbe considerato un vincitore molto probabile contro Obama, per le presidenziali del 2012: il mormone Mitt Romney, più centrista, ma con mancanza di appeal, in grado di entusiasmare la destra, specie quella anti-tasse dei Tea Party. Ma i Repubblicani l’asso nella manica potrebbero ancora averlo. Si chiama Rick Perry ed è il governatore del Texas, uno stato che sta vivendo una inusuale fase di boom economico, con la creazione di milioni di posti di lavoro, i due terzi del totale negli USA, in grado di rappresentare un punto soddisfacente di equilibrio tra l’ala dei Tea Party e quella più centrista dei Repubblicani.
Perry, 61 anni, è stato un Democratico fino al 1990, quando passò con il Partito Repubblicano. Qui è diventato uno stimato politico conservatore, sia in materia fiscale che sui temi etici, riuscendo a ottenere grossi successi in qualità di governatore, carica che egli ricopre dal 2000, quando prese il posto di George Bush, nel frattempo diventato presidente USA, essendone il suo vice. Ha carisma, suscita entusiasmo tra i Repubblicani e ha stravinto due volte contro i candidati Democratici, riuscendo anche a offrire risultati entusiasmanti sul fronte dell’occupazione, un tema a cui gli elettori saranno molto sensibili nel 2012.