La novità di queste ultime ore è che la Francia potrebbe subire un “downgrade”, a causa delle sue finanze non ritenute del tutto meritevoli della tripla A, ossia il massimo giudizio da parte delle agenzie di rating. Proprio per questo, ieri, le borse del Vecchio Continente, ma anche di Wall Street, sono letteralmente crollate, con indici da panico, soprattutto nel settore bancario.
L’agenzia di rating Fitch ha, tuttavia, confermato il suo giudizio, ritenendo che la Francia possa continuare a godere del massimo rating sui suoi titoli. Ma pochi giorni fa, un invito molto accorato a correggere i conti pubblici era giunto niente di meno che da Christine Lagarde, oggi direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, ma ministro delle finanze di Parigi, fino a fine giugno.
Ma la conseguenza di un possibile declassamento dei titoli francesi non sarebbe solo immediatamente visibile sulla capacità di Parigi di rifinanziarsi allo stesso costo, ma colpirebbe, badate bene, persino il fondo di salvataggio, messo in piedi in questi mesi, per fare fronte alle esigenze di liquidità degli stati in bancarotta, il famoso Efsf (Europena Financial Stability Facility).
La dotazione dei 440 miliardi attuali del fondo deriva dagli stati nazionali, che assicurano con i loro titoli i bond emessi dal fondo stesso. Se uno dei titoli che compongono il fondo dovesse subire deprezzamenti, a causa di un declassamento, anche lo stesso fondo sarebbe costretto a rifinanziarsi sul mercato a tassi meno vantaggiosi, con il rischio di perdita del rating migliore.
Non è un caso che già in queste ore, il fondo esprime uno spread con i Bund tedeschi, pari a 100 punti base, ossia già oggi paga l’1% in più gli investitori che gli prestano i soldi. Differenziale destinato probabilmente a crescere.