Se non ora, quando? Potremmo prendere a prestito lo slogan delle femministe antiberlusconiane per chiedere con determinazione che stavolta e realmente anche la classe politica partecipi ai sacrifici che saranno imposti agli italiani, con il varo dell’anticipo di pezzi di manovra per l’anno prossimo, al fine di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, anzichè nel 2014. Va preso atto senza distinzioni di colori politici che sarebbe inaccettabile e non comprensibile che i politici si presentino per la seconda volta in un solo mese (tanto per restare in estate) a chiedere agli italiani lacrime e sangue, magari prevedendo una timida sforbiciata ai propri monumentali emolumenti e privilegi.
Se i conti della previdenza dovranno essere rimaneggiati, perchè è normale che si intervenga su un capitolo di spesa che assorbe il 16% del pil e quasi un terzo dell’intera spesa pubblica, se si chiederà ai lavoratori di spostare più in avanti il momento in cui usciranno dal mondo del lavoro, non ci si potrà presentare, in rappresentanza di una categoria (i politici), che maturano il diritto al vitalizio, dopo 35 mesi di mandato e senza che tale mandato possa nei fatti essere espletato (ci sono parlamentari che vantano il 98% delle assenze in aula).
E’ demagogia gridare allo scandalo, se un parlamentare con pochi mesi di mandato potrà avere una pensione tra i 2600 e i 4800 euro circa al mese, quando un italiano medio, dopo essersi rotto la schiena anche per 40 anni, spesso con difficoltà raggiunge i mille euro mensili? E’ dignitosa una classe politica che, mentre non lesina interventi su pensionati e tutte le altre classe sociali, addirittura con la prospettiva di imporre una tassa patrimoniale, rivendica con orgoglio di avere “solo” 24 auto blu al Quirinale?
La democrazia in Italia per troppo tempo è stata intesa come forma di emancipazione sociale e di élitarismo di quanti l’hanno fatta. Una concezione che cozza con la visione che si ha di essa nel resto dell’Europa, soprattutto del Nord. Quali che siano le misure che saranno adottate e giustamente per salvare l’Italia dal rischio di bancarotta, dovremmo augurarci con tutto il cuore che i politici abbiano un sussulto di dignità e che partano tagliando a se stessi stipendi, pensioni e privilegi, del tutto irrangiungibili alla quasi totalità degli italiani. Viceversa, nessuno potrebbe prevedere quale possa essere la reazione di una Nazione che si sente ogni giorno sempre più umiliata da chi la rappresenta.