Siria: continuano stragi, ma scende in campo Riad

Un’altra giornata di sangue alla frontiera orientale della Siria, quella che porta verso la Turchia. Tra le vittime anche una madre e la figlia che tentavano di raggiungere il confine turco per scampare alle violenze del regime di Assad. E proprio il ministro degli esteri di Ankara oggi arriverà a Damasco per farsi portavoce di un messaggio durissimo da parte del suo governo, che chiede ad Assad l’immediata cessazione delle violenze contro la popolazione civile, che potrebbero destabilizzare tutta la zona. Già qualche decina di migliaia di profughi si è ammassata a ridosso della Turchia, tanto che il premier Erdogan ha pensato di creare una zona-cuscinetto, che sarebbe funzionale alla più ordinata gestione dei flussi. E ieri, in una telefonata tra il premier Berlusconi e il presidente USA, Barack Obama, per affrontare la crisi dei mercati internazionali, i due hanno convenuto sulla necessità di fare pressione su Damasco e hanno condannato veemente le violenze del regime siriano.

Ma la grande novità di questi giorni non è l’indignazione (scontata) dell’Occidente e della Turchia per le persecuzioni di Assad verso la sua stessa popolazione, quanto la nota ufficiale di condanna del Consiglio di Cooperazione del Golfo, che riunendo le sei monarchie dell’area, ha per la prima volta espresso condanna netta e risoluta contro Damasco. Anche la Lega Araba, che riunisce 22 stati, si è espressa per uno stop alle violenze.

Ma ancora più dirompente è stato l’annuncio della Casa Reale saudita di richiamare l’ambasciatore a Damasco per consultazioni, che equivale a una protesta formale contro Damasco. Il Re Abdullah ha affermato che quanto sta succedendo in Siria non può in alcun modo essere considerato un atto in linea con i precetti religiosi e ha condannato le repressioni di Assad. E’ la prima volta nella storia saudita che la Casa Reale interviene in una situazione delicata, avendo sempre cura di non creare tensioni e di non esternare le proprie preferenze. Ma il vento delle rivolte arabe, che ha rischiato di farsi sentire anche a Riad, ha spinto il monarca assoluto a prendere la decisione di parlare e di schierarsi contro Assad.

Ma c’è anche un fattore geo-politico da non sottovalutare nella questione siriana. Dietro al regime sanguinario di Assad si nasconde e neanche troppo bene l’Iran, acerrimo avversario dell’Arabia Saudita. Spazzando via Assad, Re Abdullah si assicurerebbe la possibilità di estendere la propria influenza sul Paese, nonchè di limitare la forza degli ayatollah nell’area.

 

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