Gli ultimi giorni sono stati piuttosto duri, come raramente anche nella pur travagliata storia nazionale si sono verificati. Gli attacchi contro i nostri titoli di stato e quelli bancari, in particolare, ricordano molto le speculazioni contro la liretta del 1992. Anche allora ci fu un collasso dell’economia, ma si usciva da un decennio di crescita. Il rischio è che oggi l’economia possa tornare in recessione, dopo esserne appena uscita, con recupero ancora molto parziale della ricchezza persa, nonchè dopo 19 anni di stagnazione del pil, che metterebbero in ginocchio un Paese sfinito da un ventennio di sacrifici senza risultati apprezzabili. E la classe politica lo sa benissimo e da qualche giorno la maggioranza guarda con interesse reale le parole e i toni che l’UDC di Casini ha utilizzato sia in occasione delle dichiarazioni del premier in Parlamento sulla crisi, sia per il vertice tra governo e parti sociali. Il leader centrista non ha suonato il disco rotto del resto delle opposizioni, che chiedeva e chiedono solo le dimissioni di Berlusconi e governi di larghe intese, tecnici o elezioni anticipate (a secondo della convenienza partitica).
Casini, al contrario, ha ribadito la necessità di non fermarsi alle pregiudiziali politiche e a chi lo accusa di dare una mano a Berlusconi, ha risposto due giorni fa che egli vorrebbe dare una mano all’Italia.
La posizione dell’UDC, in avvicinamento al Popolo della Libertà e al governo, sebbene in modo molto graduale, è stata spiazzante per gli alleati finiani, che dell’anti-berlusconismo hanno fatto la loro identità nell’ultimo anno. Ma costretti dalla contingenza e dal timore di restare isolati e senza alleanze, in vista delle prossime politiche, è lo stesso Bocchino a intravedere nella conferenza stampa del premier di venerdì scorso un segnale di discontinuità, che può rappresentare la base per un dialogo.
E la maggioranza, dal canto suo, cerca di fare di necessità virtù e si starebbe adoperando per accogliere alcune delle proposte lanciate dall’UDC, come quella di costituire una commissione bipartisan per la crescita, avendo già il PDL sollecitato il segretario Alfano a ricercare la possibilità di un dialogo con Casini, nella prospettiva di un ritorno all’alleanza.
E galeotti potrebbero essere anche i preparativi per un documento comune di tutte le forze italiane nel PPE, per il Congresso di fine anno a Marsiglia. Alfano ci sta già lavorando.