Il dibattito di questi ultimi giorni ha sottolineato la ritrovata (per necessità) unità nel governo, dopo mesi di litigi e lancio di stracci tra PDL e Lega Nord, che facevano seguito ai non più edificanti toni di guerra tra maggioranza e finiani. La crisi ha determinato il dovere per il centro-destra di assicurare stabilità di governo e di mettere a tacere le intemperanze verbali tra le parti, che non aiuterebbero in alcun modo il Paese a dare un segno autorevole di credibilità verso i mercati. I toni delle opposizioni sono rimasti in buona parte quelli retorici e un pò demagogici di sempre, almeno per una parte di esse. Un solo dato certifica lo stato delle cose: fino a ieri una delle richieste più pressanti del PD al governo, oltre alla litania delle dimissioni, era di anticipare il risanamento previsto in manovra, spostandolo più sul biennio 2012-2013, ossia entro la legislatura.
Ieri sera il governo annunciava proprio questo e il PD, per tutta risposta, ha definito l’atto “irresponsabile”. Ora, sarà mai credibile un’opposizione del genere? Può mai presentarsi al Paese questa sinistra, con una cultura di governo credibile?
Se ne sarà accorto pure il leader centrista Casini, dell’UDC, il quale già si era voluto distinguere dai cori delle opposizioni in Parlamento, durante il dibattito in aula sulle dichiarazioni del premier Berlusconi sulla crisi. Casini ribadiva già mercoledì che fosse per lui Berlusconi dovrebbe andare a casa, ma poichè non si dimette, non si potrà rimanere fino al 2013 a chiedere che vada a casa. Un discorso, che molti hanno interpretato di profonda rottura non tanto con il PD, con cui non c’è mai stata una reale armonia, quanto con i finiani, che ancora mercoledì chiedevano con vigore la grande cacciata di Berlusconi dal governo.
E se qualcuno avesse avuto ancora un dubbio, già giovedì, in occasione dell’incontro tra governo e parti sociali, Casini ha esplicitamente affermato quanto segue: “Il governo ci ascolti… in ogni caso, i nostri voti li avrà”. Un democristiano non potrebbe essere più esplicito, tanto che il capogruppo alla Camera del PDL, Fabrizio Cicchitto, pur considerato “freddino” su Casini e l’UDC, ha invitato formalmente in una lettera il governo ad allargare la maggioranza e il consenso in Parlamento a quanti, nelle opposizioni, hanno dimostrato di avere raccolto l’invito del premier al dialogo.
Non è affatto un caso che ieri, dopo la conferenza stampa di Berlusconi, il falco dei finiani Italo Bocchino, anti-berlusconiani per eccellenza, abbia dichiarato che il governo avrebbe dato segno di discontinuità. Un tentativo estremo di Fini di non restare isolato.