BCE lascia invariati tassi, politica resta accomodante

La consueta riunione del board della BCE si è conclusa ieri con la conferma dei tassi di riferimento dell’Eurozona all’1,50. Nessuna sorpresa, quindi, così come d’altronde quasi nessuno scommetteva. Le turbolenze sui mercati finanziari di queste settimane hanno reso molto importante la decisione agostana dell’Eurotower e per nulla rituale. Si cerca di prevedere quali possano essere le mosse future di Trichet e del suo successore Mario Draghi, nei prossimi mesi, alla luce dei crolli dei mercati e del fortissimo ampliamento degli spread dei titoli periferici.

Trichet ieri ha confermato la previsione di un’inflazione nettamente sopra il 2% anche nei prossimi mesi, così come ha evidenziato che, sebbene in decelerazione, la crescita nell’Eurozona del secondo trimestre sia stata positiva e ha rimarcato come la crescita del pil dei primi tre mesi dell’anno sia stata in parte riconducibile a fattori speciali.

Per quello che è, dunque, il linguaggio utilizzato da Francoforte, per comunicare le proprie decisioni, anche future, non pare si possano avere dubbi sul fatto che verrà perseguita una politica monetaria restrittiva, anche in considerazione del fatto che il governatore della BCE abbia parlato di politica che resta ancora accomodante. Infatti, a fronte di un’inflazione a luglio del 2,5%, i tassi sono ancora inferiori di almeno 100 punti base.

Sconfessata la linea di chi riteneva che la BCE si sarebbe imbarcata in una linea più accomodante, prendendo spunto dalla Swiss National Bank e dalla BoJ. Trichet, al contrario, ha affermato che bisogna impedire che la dinamica inflattiva si ripercuota negativamente sui salari e sull’andamento futuro e generale dei prezzi.

 

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