E’ giunto il Berlusconi-Day. Dopo avere annunciato la settimana scorsa che avrebbe parlato alle Camere, riferendo sulla situazione economica, la pressione dei mercati ha indotto il presidente del consiglio a esporre oggi sulla crisi e a proporre alcune soluzioni per evitare che prosegua questa tempesta infinita delle borse che si sta abbattendo sui nostri titoli, in particolare sui bond, con un’impennata gravissima dello spread con i titoli tedeschi. Non si sa ancora cosa dirà il premier, che alle ore 15 parlerà alla Camera e alle 17.30 replicherà il suo discorso al Senato. Dunque, Berlusconi parlerà ai deputati quando Piazza Affari sarà ancora aperta e questa è un’occasione per valutare come gli investitori ritengano le parole del nostro premier, ma anche un rischio, nel caso gli indici dovessero rispondere in modo negativo al suo discorso. Di certo, i toni che Berlusconi userà saranno di distensione verso le opposizioni e propositive.
Si parlerà di alcuni provvedimenti concreti, al fine di stimolare la crescita. Sui conti pubblici, si è già fatto. Impensabile che si appesantisca ancora di più la manovra finanziaria da poco approvata, dato che già essa prevede il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2014.
Si parlerà, con ogni probabilità, di misure di liberalizzazioni, di semplificazioni normative, di infrastrutture e della tanto attesa riforma fiscale. Si spera che il premier, persona concreta, indichi una tabella di marcia precisa, con date e misure da approvare ad ogni scadenza, perchè è da anni che il suo ministro dell’economia affossa ogni annuncio di riforma e di iniziativa per la crescita, come dimostra il caso della riforma fiscale. Attesa per i giorni successivi all’approvazione della manovra, a diverse settimane di distanza, non se ne sa nulla. I mercati non potranno perdonare ancora una volta i troppi rinvii di questo governo di misure che vadano nella direzione di liberare la ricchezza imbrigliata in rendite di posizioni, in inefficienze della mano pubblica, in lacci e lacciuoli innumerevoli su chi investe e produce, in imposte spropositate.
Certo, si poteva evitare tutto questo, se anzichè parlare di altro, l’esecutivo si fosse concentrato a varare sin da subito alcune riforme a costo zero sul bilancio pubblico. Forse, avremmo evitato la tempesta finanziaria, il boom dei rendimenti sui titoli di stato. Questa sarà per il premier l’ultima occasione per dimostrare se ancora possiede quello spirito innovatore e liberale, che nel 1994 lo portò a sbarcare in politica e da vincente. Altre occasioni per lui non esisteranno più.