Parlando ai giovani del suo partito, il premier russo Vladimir Putin si è detto favorevole alla fusione tra la Bielorussia e la Federazione Russa, aggiungendo però che si tratta di una decisione che sarà solo nelle mani del popolo bielorusso. Ma non si è limitato solo agli auspici, perchè un primo passo concreto, che va nella direzione di un lento ritorno alla ricomposizione di ciò che fu l’ex Unione Sovietica, è stato già compiuto. E’ lo stesso Putin, infatti, che annuncia che è stata creata un’unione doganale tra Federazione Russa, Bielorussia e Kazakhstan. E’ la prima volta da quando l’allora Urss si disintegrò nel 1991, che si ritorna a un’unione tra vari stati dell’ex conglomerato comunista. Un segnale che dovrà essere ben attenzionato alla luce degli eventi che sono in atto a Minsk. Il regime di Lukaschenko, infatti, al potere dal 1994, si trova in una fase di difficoltà a causa dei debiti elevati con Mosca. La Bielorussia è uno stato che dal 1994, anno di arrivo al potere di Lukaschenko, è tornato a vivere in una sorta di remake dell’Unione Sovietica, con un’economia ancora profondamente socialista, con i servizi segreti che si chiamano KGB e con leggi che non si discostano da quelle dell’ex Urss.
Non è un mistero che il sogno del dittatore bielorusso sia proprio la riunificazione dell’impero sovietico.
E le difficoltà a far fronte ai debiti con Mosca stanno ipotecando il destino di Minsk. In questi giorni, il primo ministro Miasnikovitch ha annunciato la privatizzazione di imprese strategiche del settore energetico e dell’economia pesante dello stato, ossia la Beltransgaz, le raffinerie di Mozyr e la Maz. Ma sembra strano che uno stato fedele ai principi del comunismo sovietico privatizzi le sue industrie. E, in effetti, andando a vedere quale sia la situazione reale, più che di una privatizzazione, possiamo parlare di un trasferimento di nazionalità delle imprese.
A comprare, infatti, tali pezzi dell’industria bielorussa saranno gruppi russi, come Rosneft, Lukoil, Gazprom, Russian Machines, Rosnekhnologuii, cioè tutte imprese pubbliche di Mosca. In poche parole, alcuni colossi industriali dello stato russo compreranno le imprese energetiche e non solo di Minsk, con la conseguenza che sarà la Russia la proprietaria di fette dell’economia bielorussia. Prima ancora che doganale, la Russia ha già assorbito economicamente e politicamente la Bielorussia.