Il presidente USA, Barack Obama, ha annunciato che è stato raggiunto l’accordo bipartisan per evitare che domani l’America vada in default. La notizia giunge dopo una giornata fitta di incontri a Washington, con alterne dichiarazioni, che di volta in volta rassicuravano su un avvicinamento delle posizioni e poi di una loro divaricazione. A meno di 24 ore dalla fatidica data del 2 agosto, quindi, il rischio default viene superato. L’accordo tra Repubblicani e Democratici dovrà ora essere esaminato dalla Camera e dal Senato, dove le maggioranze sono diverse e il voto dovrebbe arrivare entro stasera. Si dovrebbe iniziare al Senato, dove la maggioranza è nelle mani dei Democratici. Subito dopo sarà la volta della Camera dei Rappresentanti, a maggioranza Repubblicana. L’intesa prevede che vi sia un innalzamento del tetto del debito di 2100 miliardi di dollari, mentre ci saranno subito tagli alla spesa federale per 1000 miliardi in dieci anni e una commissione bipartisan, formata da tre componenti Repubblicani e tre Democratici dovrà esitare una proposta per ulteriori tagli per 1500 miliardi, che dovrà essere votata dal Congresso, entro il 23 dicembre di quest’anno.
Se entro quella data, il Congresso non avrà provveduto a tagliare la spesa per l’entità prestabilità, scatterà un taglio automatico della spesa federale, a partire dal 2013.
Dunque, chi vince e chi perde? Due sono gli elementi da tenere in considerazione. Uno, non si parla di un aumento delle tasse, verso chicchessia. Questa è già una grande vittoria dei Repubblicani, dato che lo stesso Obama nell’annunciare l’accordo ha parlato di una seconda fase in cui si potrebbe prevedere una riforma fiscale che faccia partecipare di più i ricchi. Secondo punto: l’entità dei tagli è superiore all’innalzamento complessivo del debito. Anche questa può essere considerata una vittoria della destra. Gli obamiani, tuttavia, potranno essere soddisfatti di due punti. Uno, l’entità dei tagli è inferiore ai 4000 miliardi di cui inizialmente i Repubblicani erano convinti di proporre. Due, l’innalzamento del debito coprirà il fabbisogno federale fino a tutto il 2012, permettendo ad Obama di non essere sotto ricatto durante la campagna elettorale.
E’ un accordo complessivamente soddisfacente? Forse no. Anzitutto non è detto che si trovi una qualche soluzione nella seconda fase per tagliare la spesa di altri 1500 miliardi di dollari. Il taglio automatico dal 2013 sarà tutto da verificare, perchè il quadro politico potrebbe venire stravolto dalle elezioni del prossimo novembre 2012. Inoltre il deficit federale continuerà a viaggiare a percentuali molto sostenute nei prossimi anni e questa non è una buona notizia per gli americani.