Un buon inizio, anzi, ottimo, per il segretario del Popolo della Libertà, Angelino Alfano, che nominato ufficialmente alla guida del partito da un mese, si è già messo seriamente al lavoro per riorganizzare il PDL, finora senza regole, una sorta di partito dalle porte girevoli, in cui chiunque può entrare, uscire e tornare, senza che vi sia un qualche tipo di disciplina o impedimento.
Invece, malgrado il clima estivo e certo non molto propenso all’iniziativa politica, Alfano in questi giorni, appena dimessosi da Guardasigilli, si sta adoperando per costruire entro il mese di settembre quelle regole che saranno alla base delle elezioni per selezionare i dirigenti locali del partito, a partire dai segretari comunali. L’obiettivo è un pieno coinvolgimento della base, evitando le chiusure e lo spirito fortemente elitario che hanno caratterizzato la gestione del partito a oggi.
E’ stato anche individuato un coordinamento, che dovrebbe scrivere tali regole. Oltre ad Alfano, ci sono Scajola, Formigoni, Matteoli e Alemanno, in pratica, i rappresentanti delle maggiori anime del partito e anche in questo caso, l’ex ministro della giustizia sta dimostrando grande equilibrio, avendo raccolto a sè un nucleo bilanciato tra ex Fi ed ex An. Anche se nessuno ne parla ufficialmente, per un fatto di galateo politico, in realtà, sono già previste le elezioni primarie per la scelta del candidato premier del PDL nel 2013.
Non solo sono previste, ma c’è già un candidato semi-ufficiale: il ministro degli esteri, Franco Frattini. Ovviamente, il capo della Farnesina precisa che si candiderebbe solo se Berlusconi non si ripresentasse alla guida del centrodestra, ma di fatto ciò equivale ad auto-annunciare la propria candidatura tra due anni.
Insomma, il partito sembra stia ingranando, malgrado la difficile congiuntura politica, che vede il PDL sotto pressione su tutti i fronti. Tuttavia, come rimarca lo stesso Frattini, la proclamazione di Alfano a segretario del PDL ha già avuto un effetto positivo: la dualità tra governo e partito. Infatti, sostiene, è bene che ci sia un partito autonomo dal governo, quanto alla guida, per potersi rapportare in modo dialettico e critico con l’esecutivo.
Ora, Alfano avrà la possibilità di dire i suoi no alla Lega, quando se ne presenterà l’occasione.