E’ bagarre quando con 160 sì e 139 no viene approvata al Senato (con voto di fiducia) la legge soprannominata “processo lungo“, che ora necessita di un secondo passaggio alla Camera. Mentre era in corso l’intervento di Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, che forse a corto di argomenti nel merito del provvedimento passava ad un attacco diretto alle opposizioni, i senatori del gruppo di Italia dei Valori cominciavano all’unisono ad esporre una serie di cartelli con la scritta “Ladri di Giustizia!”. Il Presidente del Senato, Renato Schifani, ordinava più volte di far sparire i cartelli ma solo con l’intervento concitato dei commessi si otteneva la cessazione della protesta, mentre uno Schifani ormai in preda al nervosismo gridava più volte: “Ne terremo conto… La prossima volta che chiederete la diretta Tv per i lavori dell’aula“.
Prosegue quindi l’iter di un provvedimento frettoloso e pasticciato, che riguardando ancora una volta anche i processi già in corso sarà utile forse solo a favorire il premier e che crea notevoli imbarazzi alla maggioranza, ormai costretta a difese di facciata.
Anche per il Consiglio Superiore della Magistratura, che oggi parla alla stampa tramite il vicepresidente Michele Vietti, stiamo percorrendo una strada “che va in direzione opposta rispetto all’Europa”. Il Csm ha infatti presentato una risoluzione con pesanti critiche nel merito del Ddl e, come spiega Vietti: “abbiamo valutato di non votarlo su richiesta di alcuni componenti laici per un miglior approfondimento; prendiamo atto che il Governo non fatto lo stesso”. Il presidente dell’ Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, invoca senza mezzi termini l’intervento del nuovo ministro della Giustizia, Nitto Palma.
Intervistato dal Corriere della Sera, Palamara dice di confidare nel background tecnico del nuovo Guardasigilli, che gli dovrebbe assicurare una maggiore comprensione nel merito dei rilievi critici avanzati dalla magistratura. “E’ un dato oggettivo che con questo provvedimento si avrebbero effetti devastanti sui procedimenti penali” continua Palamara e “come magistrati abbiamo il dovere di segnalare le disfunzioni e i pericoli derivanti da ulteriori interventi distorsivi di un processo penale divenuto un colabrodo, una farsa“.
Per il senatore Franco Bruno (Terzo Polo) l’aver messo l’ennesimo voto di fiducia è “il segno ulteriore della debolezza di un governo minoranza nel Paese e nell’opinione pubblica” e sottolinea come le norme della discordia, inserite tramite un emendamento, abbiano in pratica sovrastato il testo originario “solo con l’obiettivo di tutelare il presidente del Consiglio” conclude.
I due passaggi più contestati sono quelli in cui si dice che il difensore può imporre la convocazione, l’interrogatorio e l’acquisizione di ogni altra prova a favore dell’imputato e che non si considera più come “prova” una sentenza passata in giudicato in un altro procedimento, tranne che nei reati di mafia e terrorismo.
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Il senatore Idv, Luigi Li Gotti, evidenziando una serie di inesattezze tecniche che riescono a rendere il provvedimento ancora più discutibile, lancia l’allarme sulla possibilità che un numero enorme di processi finisca nel nulla. “Se il giudice non ammettesse le prove della difesa, il processo sarà nullo, in quanto la sanzione prevista è la nullità” e quindi nella paradossale ma non fantasiosa ipotesi che si cerchi di allungare il brodo fino alla prescrizione presentando interminabili testimonianze: “se dei 1.000 testi proposti, uno solo non viene sentito il processo è nullo“. Per Li Gotti siamo ormai alla “devastazione del processo, che viene stravolto da queste norme”.
E’ dunque questo un altro tassello della famosa “riforma epocale della giustizia” preannunciata dall’ex ministro Angelino Alfano? C’è da preoccuparsi di cosa verrà dopo, allora.