Una iniziativa probabilmente senza precedenti che sarebbe partita ieri da una telefonata mattutina tra il leader delle banche Giuseppe Mussari e la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, con quest’ultima che più tardi si incaricava di chiamare anche i sindacati. E così, rapidamente, è nata una importante nota congiunta dove, insieme alle preoccupazioni per la speculazione sui mercati finanziari, si manda un messaggio urgente al governo: il paese deve crescere. Dalla Confindustria ai sindacati di Cigl, Cisl, e Ugl, dall’Abi all’Alleanza cooperative italiane e Rete Imprese Italia, dalla Confapi agli agricoltori di Cia, Condiretti e Confagricoltura. Un solo grido di aiuto e di allarme che arriva da mondi assai diversi ma stavolta uniti dell’economia, dell’imprenditoria e del sindacato.
Si esprime la necessità di un “patto per la crescita” che coinvolga tutte le parti in causa, una politica di discontinuità dalle risse e dai distinguo del passato, in nome del salvataggio del nostro paese, ormai perennemente in bilico insieme a diversi altri nello scenario europeo e persino mondiale.
Ancora una volta e con maggiore vigore si torna a chiedere una serie di misure non esclusivamente mirate a tenere i conti in ordine, che non si concentrino su tagli dopo altri tagli, che per quanto necessari non bastano da soli ad invertire il trend negativo che ci avvolge ormai da troppo tempo. Far ripartire l’economia e l’occupazione, accelerare una crescita lenta, quasi una stasi, accompagnando al rigore del ministro dell’Economia un lavoro di squadra degli altri ministri con deleghe affini, per far rientrare anche lo sviluppo e non solo il contenimento delle spese nell’agenda del governo. Nel documento anche un richiamo a quella “coesione sociale, come nel 1992” a cui ha fatto appello negli ultimi suoi interventi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Questo il passaggio tra i più significativi della nota: “Il mercato non sembra riconoscere la solidita’ dei fondamentali dell’Italia. Siamo consapevoli che la fase che stiamo attraversando dipende solo in parte dalle condizioni di fondo dell’economia italiana ed e’ connessa a un problema europeo di fragilita’ dei paesi periferici […] Cio’ comporta un elevato onere di finanziamento del debito pubblico ed un aumento del costo del denaro per famiglie ed imprese. Per evitare che la situazione italiana divenga insostenibile occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori.”
Un appello che purtroppo sa di già sentito, già visto, anche se mai in una forma così diretta e decisa. Resta da vedere se il governo di Silvio Berlusconi riuscirà nell’ultima parte della sua “avventurosa” legislatura ad assestare qualche buon colpo o se passerà alla storia come l’ennesimo esecutivo tutto spot e poca sostanza, e per quello è di certo già sulla buona strada.