Il Fondo Monetario Internazionale, sotto la guida del neo direttore generale, Christine Lagarde, non ha avuto mezzi termini, per definire come molto gravi le conseguenze possibili di un mancato accordo per l’innalzamento del tetto del debito, entro la data del 2 agosto. Mancano ormai cinque giorni e adesso tutte le istituzioni finanziarie americane e non stanno prendendo in assoluta considerazione lo scenario di un possibile default tecnico.
Ancora una volta, tuttavia, c‘è da escludere che si verificherà la bancarotta. Questa è un’ipotesi un pò fantasiosa, di chi guarda alla politica con ingenuità. Ciò che accadrà a ridosso del 2 agosto è che Obama sarà costretto ad accettare un accordo parziale e minimo, che gli consenta di evitare subito il default e poi di avere più tempo, alla ricerca di un accordo complessivo, che difficilmente però avverrà.
Questa suspense infinita è dovuta alla mancata accettazione da parte del presidente USA del rischio di trovarsi in campagna elettorale, sotto ricatto del Congresso, per il finanziamento delle politiche delle sue spese allegre, che hanno più che raddoppiato il deficit federale, portandolo dal 5% al 10,8% del pil.
Entro il 2 agosto, quindi, vi sarà un innalzamento di mille miliardi di dollari del tetto del debito, contestuale a misure di tagli alla spesa federale per pari importo, già individuate e concordate tra Casa Bianca e Repubblicani.
I mercati giustamente si preparano ad affrontare lo scenario peggiore, il quale non si verificherà. Il 2 agosto andrà in default solo la campagna elettorale dell’Obama salvatore della patria. Il problema sarà semmai spostato verso la fine del 2012, quando saranno già stati esauriti quei tagli alla spesa federale, concordati con i Repubblicani e, quindi, in mancanza di altre misure bipartisan. E in quelle settimane ci sono le presidenziali.