Tornano i guai per Vittorio Cecchi Gori: l’imprenditore cinematografico, ex proprietario della Fiorentina, è stato arrestato questa mattina a Roma con l’accusa di bancarotta fraudolenta. A disporre l’ordine di custodia cautelare ai domiciliari, eseguito dai finanzieri del Comando provinciale delle Fiamme Gialle della Capitale, sono stati i sostituti procuratori Stefano Fava e Lina Cusano, coordinati dal procuratore aggiunto, Nello Rossi. I magistrati nel corso delle indagini sul crac della FinMaVi spa e di altre società del gruppo Cecchi Gori hanno riscontrato una distrazione di beni del patrimonio della FinMaVi da parte di Cecchi Gori: sottrazione che hanno causato il passivo di 600 milioni di euro che ha portato al fallimento della società.
Secondo l’accusa Cecchi Gori si impadroniva del denaro attraverso operazioni di finanziamento rivolto ad alcune società riconducibili all’imprenditore, tra cui la Cecchi Gori Pictures e la Cecchi Gori Usa. Proprio le due società americane nel marzo scorso hanno vinto un causa da 14 milioni di dollari contro la Hollywood Ganga Production di Gianni Nunnari: il denaro è stato ora posto sotto sequestro dal Tribunale per metterlo a disposizione dei creditori della FinMaVi.
Non è certo il primo guaio giudiziario che travolge Cecchi Gori: un’accusa simile a quella che ha portato alla misura cautelare eseguita questa mattina aveva già toccato l’imprenditore romano nell’ottobre del 2002. Allora alla guida della Fiorentina, si vide notificare un’ordinanza di custodia cautelare per bancarotta fraudolenta nella vicenda che ruotava intorno al fallimento della società calcistica. Il procedimento arrivò in Tribunale nel 2006 e vide Cecchi Gori condannato a tre anni, pena poi condonata grazie all’indulto. Un anno prima ricevette un avviso di garanzia per concorso in riciclaggio: durante una perquisizione, alla presenza della sua compagna dell’epoca, Valeria Marini, venne ritrovata in una cassaforte della cocaina e lui si giustificò sostenendo che fosse zafferano.
Una seconda ordinanza cautelare toccò l’imprenditore nel giugno del 2008 nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento della Safin, società cinematografica spa. Per il crac da 24 milioni di euro dell’azienda controllata dalla Finmavi, Cecchi Gori trascorse, tra carcere e arresti domiciliari, quattro mesi di detenzione intervallati da un ricovero in ospedale e da un intervento chirurgico. Nell’ottobre dello stesso stesso anno il gip Guicla Mulliri dispose la revoca della misura cautelativa.