“Per fare impresa in Italia bisogna pagare la Politica”: le accuse di Di Caterina contro Penati

L’imprenditore (settore dei trasporti) Piero Di Caterina, insieme al costruttore Giuseppe Pasini (“Un altro limone spremuto dalla politica” secondo il patron dell’azienda Caronte), rappresentano gli accusatori chiave dell’inchiesta per corruzione che ha inondato il Partito Democratico in questi ultimi giorni.

Filippo Penati, braccio destro di Bersani e figura centrale all’interno del partito nell’ambito di questa vicenda secondo l’accusa, si è auto-sospeso, ma le accuse contro di lui non scemano affatto.

“Il mio rapporto con Penati?” dice Di Caterina, “Si è incrinato quando ho iniziato a criticare il sistema, che era diventato una palude insopportabile. Se fai impresa (a Sesto, a Milano, a Parma, a Napoli, dappertutto), devi entrare nella palude, altrimenti non lavori! I politici te lo dicono chiaramente. Vuoi un’autorizzazione? Devi pagare. Oppure te lo fanno capire in modo più nobile: perché non sponsorizzi il partito, dai…? Come se fosse una squadra di calcio…”.

Secondo la Procura il Di Caterina era il braccio destro di Penati, finanziatore del Partito Democratico e ricettore delle tangenti di sinistra (ma lui nega con forza queste imputazioni), che secondo l’imprenditore lombardo nel gergo dei politici erano denominate “semplice sistema lobbistico”.

Di Caterina punta il dito contro tutti gli schieramenti partitici: in ogni  comune italiano secondo lui infatti, per fare impresa bisogna ricorrere alla “mazzetta”, destra o sinistra non farebbero differenze. Tutto questo congegno nel suo caso ha mantenuto validità fino a quando il proprietario della Caronte si è stufato di pagare cifre ingenti, anche per autorizzazioni che spetterebbero per legge a chiunque.

Sempre secondo lui, si deve combattere contro aziende protette dalla politica (ATM), e quando poi anche le tutele politiche promesse in cambio delle tangenti non sono arrivate, allora ha deciso di girare le spalle a quel sistema criminale.

Il Di Caterina si dice pronto anche lui a pagare per le sue colpe, come nel caso dei politici coinvolti, ma la paura più grossa sarebbe collegata alle ritorsioni politiche, che si aspetta di ricevere, a seguito delle accuse formulate.

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