Ieri il Consiglio dei ministri ha esitato una prima bozza di riforma costituzionale che va incontro alle tante richieste di cambiamento del nostro assetto istituzionale (in questo senso, ha ribadito le sue convinzioni anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano), che elimina il bicameralismo perfetto, con l’introduzione di un Senato federale, nonchè riduce il numero dei parlamentari dimezzandolo dagli attuali 945 (630 alla Camera e 315 al Senato) a 500 (250 alla Camera e 250 al Senato). Rafforzati i poteri del capo del governo, che si chiamerà premier. Inoltre si dovrebbe anche eliminare il collegio estero, i cui candidati sono eletti dagli italiani residenti oltre confine. Quale giudizio potremmo esprimere su questa prima versione della riforma della Carta? Un freddo cinque. Vediamo perchè. L’intento della riforma va certamente nella direzione esatta, ossia quella di smaltire il numero dei parlamentari e di eliminare il bicameralismo perfetto, che è una caratteristica solo italiana. Ma le modalità sono molto dubbie.
In primis, nessuno stato ha due camere con lo stesso numero di parlamentari. Non si vede perchè il Senato dovrebbe avere 250 membri. In Germania, il Bundesrat, che sarebbe la Camera federale, conta appena qualcosa in più di 6o membri non elettivi. A parità dei 500 parlamentari, sarebbe più logico che intorno a 400 andassero alla Camera dei Deputati e 100 al Senato. Non solo: un Senato davvero federale dovrebbe essere espressione degli enti locali, che direttamente (Comuni, Regioni) dovrebbero nominare i loro rappresentanti. In altri termini, il Senato non dovrebbe essere una Camera elettiva come per i deputati, come accade in tutto il resto dell’Europa.
Altro vulnus: nessuna previsione di abrogazione delle province. La Lega tiene famiglia anch’essa, si sa. Ma una riforma seria della Costituzione non può essere il frutto dei piaceri del Carroccio, delle cui ambizioni personali dei suoi componenti non ce ne frega un bel fico secco.
Infine, un appello alla maggioranza. Eviti di riproporre le norme pasticciate sulle diverse competenze tra le Camere. Se fosse riproposta la logica della riforma (bocciata con referendum) del 2006, dovremmo consultare la Corte Costituzionale ogni giorno per capire chi debba fare cosa. Si dica semplicemente che il Senato federale abbia compiti di nomina (giudici costituzionali, del Csm, di componenti delle authorities) e dia un parere vincolante sul bilancio e sulle materie inerenti le competenze di regioni e comuni.