Morto in un incidente domestico: sarebbe questa la fine del neonato scomparso circa un mese fa a Folignano in Provincia di Ascoli. A dirlo è stata la mamma del piccolo, nato lo scorso nove maggio, ai Carabinieri; le forze dell’ordine stanno ora cercando conferme al racconto della donna e intanto hanno disposto il suo fermo insieme a quello del marito. La coppia è stata condotta in carcere: la madre, Katia Reginella, in quello di Castrogno a Teramo, il padre Denny Pruscino in quello di Marino del Tronto ad Ascoli. Alla coppia sono stati contestati i reati di maltrattamenti, abbandono di minore in concorso e occultamento di cadavere.
Subito dopo la scomparsa del neonato, la coppia (che si è sposata il 26 giugno) aveva detto di averlo nascosto da parenti per evitare che gli fosse tolto come successo per gli altri due figli. I primogeniti della coppia sono infatti stati affidati ad altre famiglie: nati sani, hanno ora dei problemi fisici che, nonostante i genitori affermino siano dovuti a incidenti domestici, per i servizi sociali sono da imputare a maltrattamenti, che però non sono mai stati accertati.
Katia Reginella mercoledì sera ha cambiato la sua versione sulla scomparsa del neonato, raccontando che il piccolo sarebbe morto in un incidente domestico: “Lo avevo in braccio e mi è caduto”, ha affermato la donna che poi ha indicato ai carabinieri il luogo dove ha seppellito il corpo del piccolo. Al momento però nonostante le ricerche, il cadavere del neonato non è stato ancora ritrovato e gli inquirenti hanno seri dubbi sulla racconto della donna. Secondo alcune fonti investigative la coppia potrebbe aver affidato il neonato a dei conoscenti mentre sembra da escludere la possibilità che sia stato venduto.
Intanto secondo quanto riporta ‘La Stampa’ la donna era pronta alla fuga (sembra che sia stata fermata con la valigia già pronta), mentre da alcune intercettazioni ambientali si sentirebbe la madre dire al marito “ce ne siamo liberati“. Una frase che potrebbe anche avvalorare l’ipotesi che gli inquirenti sperano sia quella giusta, ovvero che i genitori abbiano affidato il bambino a dei conoscenti per paura di vedersi togliere anche questo figlio.