Dal caso Penati all’indagine su Belpietro, ecco la sinistra-“casta”

Ieri a Milano è esploso un caso molto imbarazzante per il Partito Democratico, perchè coinvolge e mette nei guai uno dei suoi uomini forti al Nord. Il vice-presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Filippo Penati, già sindaco di Sesto San Giovanni e presidente della privincia di Milano tra il 2004 e il 2009, è indagato per corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti, insieme a una quindicina di persone, legate in parte alle sue esperienze di gestione amministrativa. I fatti risalirebbero tra il 2001 e il 2002 e riguarderebbero la riqualificazione dell’area industriale dell’alto milanese, che si sospetta sia avvenuta secondo criteri non trasparenti, frutto di corruzione, quando Penati era ancora sindaco. I suoi uffici al Consiglio Regionale sono stati sottoposti a perquisizione, su mandato della Procura di Monza.

Penati non è un uomo secondario tra le fila del PD, essendo considerato un punto di riferimento del partito al Nord, un uomo forte su cui si punta per le campagne elettorali in terra di Lombardia. Premettiamo che come tutti gli italiani sottoposti a un’indagine o raggiunti da un avviso di garanzia, Penati dovrà essere considerato innocente, fino a quando non si dimostrerà il contrario, se vi sarà un processo, con sentenza definitiva. Detto ciò, il PD non può parlare della casta politica, come fosse un problema che riguardi altri. In sole 24 ore, il potere politico e istituzionale della sinistra è stato al centro di tre eventi, che andrebbero bene indagati.

Uno è quello, appunto, di Penati, su cui c’è poco da aggiungere in attesa degli sviluppi giudiziari. Il secondo riguarda il voto al Senato, in cui si sospetta che parte del PD abbia votato per il no all’arresto del loro uomo Alberto Tedesco, contrariamente a quanto professato pubblicamente. Il terzo episodio invece è molto più interessante. Per avere pubblicato una vignetta anti-casta e averci raffigurato il presidente Napolitano, insieme ad altri esponenti politici, il direttore Belpietro è indagato per vilipendio. Ma Belpietro si era limitato a chiedere al Quirinale maggiore sacrifici, dimostrando come il presidente Napolitano si sia aumentato lo stipendio di 2 mila euro al mese, dal 2006 al 2011, alla faccia dei sacrifici degli italiani.

Una nota stizzita del Quirinale ha cercato di ribattere alle affermazioni di Libero, dimostrando che anche nella residenza del Capo dello Stato si fanno sacrifici e che si spende tanto è solo per l’immenso patrimonio immobiliare. E’ questo il modo della sinistra ai vertici istituzionali di rispondere alle richieste di sobrietà e di trasparenza che vengono dall’opinione pubblica? Non siamo, forse, in presenza di comportamenti da parte del PD in contrasto con la tanto ostentata politica del rigore morale?

 

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