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Vignetta anti-casta su Napolitano, Belpietro indagato: non c’era il diritto di satira?

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Giuseppe Timpone

Vilipendio. E’ questa l’ipotesi di reato per cui è indagato Maurizio Belpietro, direttore di “Libero”, che così rischia ora da uno a cinque anni di reclusione. L’inchiesta è un’iniziativa autonoma del procuratore Capo Edmondo Bruti Liberati, in relazione alla pubblicazione ieri di “Libero” di una vignetta, dal titolo “Assedio ai papponi di stato”, in cui venivano raffigurati Fini, Calderoli, Bersani e Napolitano. La vignetta era riferita a un articolo sugli sprechi della casta, con un occhio al Quirinale, in cui le spese sotto l’attuale presidenza di Napolitano non sarebbero state tagliate, ma anzi lievitate, seguendo lo stesso andamento di sempre. Sempre nell’articolo, si rimarcava come Napolitano potrebbe dare il buon esempio, non dovendo rispondere ai partiti.

Ma evidentemente gli articoli anti-casta non piacciono al mondo della politica e delle istituzioni, se è vero che già in giornata il procuratore capo Liberati non trovava di meglio che aprire un’indagine su una vignetta. Sconcerta il silenzio generale. Ma non ci ricordiamo delle battaglie feroci per il diritto alla satira, che i giornalisti di sinistra ci hanno insegnato essere assolutamente intoccabile, in quanto connaturata all’essenza stessa della democrazia? Non si leva oggi neppure una sola voce in difesa di Belpietro. I soliti noti che si stracciano le vesti quando vengono criticati (badate bene, non indagati), oggi non hanno nulla da eccepire. E’ la solita scena del giornalismo ipocrita e a senso unico, per cui la libertà di parola è un bene da difendere quando riguarda solo alcuni, ma non altri.

Il sindacato dei giornalisti protestò veemente due anni fa, quando il premier Berlusconi annunciò l’intenzione di querelare “Repubblica” per presunti toni infamanti nei suoi confronti. Seguirono manifestazioni di piazza e i soliti slogan per la libertà violata.

Oggi, a parti inverse, nessun sostegno alla libertà “violata” di Belpietro. Questo rende per nulla credibili personaggi come Santoro, Fazio, Lerner, Dandini, Saviano, sempre prodighi di belle parole in difesa di qualche perseguitato politico, ma solo se appartenente a una ristretta cerchia di giornalisti militanti a sinistra.

L’inchiesta finirà ovviamente nel nulla, perchè qualsiasi persona abbia avuto modo di leggere l’articolo e di vedere la vignetta, ha ben compreso che vi era una critica contro le prerogative della casta, non certo sulle qualità morali del presidente Napolitano, mai messe da nessuno in discussione.

Certo, pensare che “Repubblica” anni fa dava apertamente del “pazzo” al presidente Cossiga. Ma quella fu libertà!

 

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Giuseppe Timpone