Le Lega non molla, anzi rilancia: il Carroccio non vuole che il decreto rifiuti diventi legge ed è convinto che alla fine prevarranno le sue ragioni. Il presidente dei deputati leghisti, Marco Reguzzoni annuncia che il provvedimento emanato dal consiglio dei ministri non verrà convertito dal Parlamento e arriverà a scadenza; ma non è tutto, perché dalla Lega premono per un altro provvedimento in materia che impedisca il trasferimento dei rifiuti in altre Regioni: “Urge – dichiara Reguzzoni – un intervento che corregga i margini di ambiguità lasciati dalla sentenza del Consiglio di Stato; in modo particolare bisogna evitare che nel lasso di tempo che intercorre tra il 1 settembre (il giorno successivo alla decadenza del decreto) e il 6 dicembre (data in cui è fissata la sentenza nel merito sul caso rifiuti) ci possano essere ambiguità di interpretazioni”. Il Carroccio non sente ragioni e avverte che “nessun sacchetto della spazzatura napoletana arriverà in Lombardia, Veneto e Piemonte”.
Mentre la maggioranza prova a risolvere le proprie divisioni interne, tentando di tenere il governo lontano da eventuali ripercussioni, da Napoli arriva la notizia del coinvolgimento dell’Asìa, azienda speciale di igiene urbana del Comune partenopeo, in un’inchiesta giudiziaria su presunte irregolarità in gare di appalto. Due ordini di custodia cautelare sono stati emessi nei confronti di Giovanni Faggiano, ex amministratore delegato di Enerambiente, e Corrado Cigliano, ex direttore operativo della stessa società, cui sono stati concessi i domiciliari. L’accusa nei loro confronti è di estorsione e corruzione; i due, nell’ipotesi degli inquirenti, obbligavano altre ditte del settore a pagare somme di denaro in cambio di subappalti; parte del denaro era poi girato a funzionari dell’Asìa. Dalle indagini sarebbe emerso che Enerambiente, che aveva ricevuto da Asìa l’appalto della raccolta dei rifiuti in alcuni quartieri della città, utilizzava per lo svolgimento della funzione due cooperative, la cui opera però non risultava necessaria.
Per l’accusa, i due arrestati minacciavano i responsabili delle cooperative di far saltare l’accordo stipulato se non avessero ricevuto denaro per alcuni funzionari dell’Enerambiente e di Asìa. Inoltre Faggiano e Cigliano costringevano le due cooperative ad assumere personale da loro segnalato, come nel caso di Kaori Nogami, amica dell’ex direttore operativo di Enerambiente, assunta dalla cooperativa San Marco con uno stipendio di 1300 euro al mese, senza svolgere alcuna mansione.