Ma Tremonti non si batte solo con i trafiletti sui giornali

A leggere tutti i quotidiani di riferimento per l’area di centro-destra e di governo, si ha l’immediata percezione di un Popolo della Libertà uscito allo scoperto contro il suo ministro dell’economia, nel tentativo di limitare le conseguenze nefaste di una deriva ideologica anti-mercato. Da “Il Giornale” a “Libero”, passando soprattutto per “Il Tempo” e “Il Foglio”, sono tanti e quotidiani gli articoli che mettono alla berlina la politica economica di Tremonti, che ormai anche dalla stessa maggioranza viene considerata apertamente fallimentare e inaccettabile per le matrici ideali a cui si riferisce. E con il varo dell’ultima manovra, le critiche sono esplose in modo vistoso. Il caso più evidente è quello dell’On.Antonio Martino, che rappresenta il cuore liberale in economia per il PDL. Ha definito “socialista” l’impostazione del ministro Tremonti, ne ha preso così nettamente le distanze che il giorno in cui la manovra è stata approvata, in un articolo che porta la sua firma affermava che avrebbe votato il piano triennale per fedeltà al governo, ma solo per questo. Insomma, la disciplina era di gran lunga superiore alla convinzione. Il primo a criticare aspramente la manovra fu Guido Crosetto, parlamentare eletto nel Piemonte, ritenuto vicino proprio a Martino e sottosegretario alla Difesa.

Sui giornali il dibattito non manca, così come le proposte alternative. Ma non si può certamente dire che lo stesso stia avvenendo in Parlamento. Fino ad ora non è stato presentato alcun piano alternativo al tremontismo per rilanciare la crescita economica nella direzione tanto auspicata di una maggiore libertà di mercato e di un forte alleggerimento della pressione fiscale (a parità di saldi di bilancio).

La critica all’esperienza da incubo del tremontismo non può limitarsi a un puro esercizio intellettuale, perchè sarebbe inutile e persino un rinvigorente per un ministro dell’economia in declino.

L’ex ministro Martino e quanti come lui (sono davvero tanti) vorrebbero nel PDL una diversa impostazione di politica economica dovrebbero adesso passare dalle parole ai fatti, presentando proposte autonomamente, poche e qualificanti, da sottoporre all’attenzione del premier Berlusconi e degli organi di partito e subito farle calendarizzare alla Camera e al Senato. Bisogna mettere l’esecutivo di fronte ad atti compiuti, anche in presenza di un’eventuale disapprovazione.

Non è più tempo di dibattere!

 

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