Dopo tante discutibili quanto estemporanee trovate, tra cui il “lanciafiamme per Napoli” ed il tormentone dei “ministeri padani”, ecco arrivare l’ennesima sterzata del ministro Roberto Calderoli, improntata stavolta alla serietà ed alla concretezza: nella prossima riunione del Consiglio dei ministri arriva la bozza di riforma costituzionale del Parlamento. Prima doccia fredda per gli onorevoli furbacchioni è la materia dello stipendio, che in pratica diventa a “cottimo” ed erogato in base alle presenze in aula ed ai lavori parlamentari. Rimosso poi il “bicameralismo perfetto” con l’istituzione del “Senato federale della Repubblica” composto da 250 senatori (contro gli attuali 315) ed eletto con “suffragio universale e diretto su base regionale”, l’età per accedervi si abbassa a 21 anni ed ai lavori possono partecipare, senza diritto di voto, anche dei “rappresentanti delle Regioni e delle autonomie locali“.
Il presidente del Consiglio cambia denominazione in “Primo ministro” e ciò comporta una modifica del testo dell’articolo 92 della Costituzione, con questo passaggio che appare significativo per stabilire quel famoso rapporto diretto tra elezioni e nomina a premier, sempre evocato ma a tutt’oggi non formalizzato: “Il premier è nominato sulla base dei risultati delle elezioni della Camera dei deputati. Il primo ministro è responsabile della politica generale del Governo. Mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo, promovendo e coordinando l’attività dei ministri. Nomina e revoca i ministri.”
Arriva la “sfiducia costruttiva”, con la Camera dei deputati che diventa la sola designata a dover votare la fiducia al Governo e nel momento in cui ci fosse l’approvazione di una mozione di sfiducia nei confronti dell’esecutivo, non ci sarebbe uno scioglimento automatico del Parlamento. La palla passerebbe al presidente della Repubblica che sempre sulla base dei risultati delle elezioni può nominare un nuovo Primo ministro oppure addirittura può essere la stessa Camera dei Deputati, vincolata nella medesima maggioranza, a designarlo. Sparisce la nomina dei “senatori a vita” con gli ex presidenti della Repubblica che diventeranno automaticamente “deputati a vita” e sarà il presidente della Camera esercitare la funzione di supplenza del capo dello Stato, compito oggi spettante al presidente del Senato.
Ma dopo tante cose interessanti su cui ancora non è chiaro come si posizioneranno le forze politiche, arriva infine una nota assai dolente: la soppressione della Circoscrizione Estero, punto che ha suscitato immediate reazioni contrarie. Eugenio Marino, Responsabile del Partito Democratico per gli italiani nel mondo, è furioso: “Questo è l’ennesimo schiaffo di questo Governo agli italiani residenti all’estero, il Governo vuole cancellare, nell’anniversario dell’Unita’ d’Italia, 150 anni di emigrazione, quattro milioni di concittadini che hanno a cuore il proprio Paese e un percorso di rappresentanza pluri-decennale. Il Partito Democratico fara’ di tutto per scongiurare quanto proposto con leggerezza e in maniera scellerata dal governo Berlusconi“.
E pensare che il voto degli italiani all’estero fu una battaglia vinta, simbolo di una destra di altri tempi.