Vincenzo Ciocchetti, giudice del Lavoro di Torino, ha emesso l’attesa sentenza: legittimi gli accordi per Pomigliano ma la Fiat ha perpetrato una condotta antisindacale e quindi la Fiom rientrerà a tutti gli effetti, con titolo di rappresentanza, nel nuovo stabilimento. Una soluzione salomonica che scatena opposte tifoserie: tutti dicono di aver vinto non celando una certa amarezza, specie da parte della Fiat. La storia era iniziata nell’aprile scorso, con il ricorso contro l’accordo siglato il 29 dicembre tra l’Azienda ed i sindacati Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Ugl.
La Fiom chiedeva di considerare illegittima la newco “Fabbrica Italia Pomigliano” in quanto mero trasferimento d’azienda (e come tale vi sarebbe stato l’obbligo di lasciare immutati tutti i diritti precedenti, contratto compreso) e che fosse accertato il comportamento antisindacale della Fiat, mirato all’esclusione del sindacato “ribelle”. Gli avvocati del Lingotto invece sostenevano la tesi opposta, secondo cui non c´è rapporto di continuità tra l’azienda Fiat e la newco, e che si tratta di entità ben distinte: una tesi che infine ha evidentemente convinto il giudice, probabilmente anche in forza del nuovo accordo unitario firmato tra Confindustria e Sindacati, compresa la Cgil. Raffaele De Luca Tamajo, uno dei legali di parte, ha espresso viva soddisfazione per la prima metà della sentenza (favorevole alla Fiat) ma ha definito la seconda parte “incomprensibile” annunciando ricorso.
Commenti tra il cauto ed il velenoso anche per il resto del fronte anti-Fiom, tra cui quello del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi che esorta Maurizio Landini ad uscire dalla “strategia dell’auto-isolamento” per procedere sulla via della “collaborazione”. Simile il commento del leader Cisl Raffaele Bonanni: “Da oggi la Fiom non ha alcun alibi, ha l’opportunità di rientrare nel gioco democratico”, mentre Rocco Palombella, segretario generale Uilm è più audace e parla di “sconfitta ad ogni livello” per la Fiom, chiedendo al sindacato avversario di “trarne le dovute conseguenze”. La Fiom dal canto suo esprime maggiore soddisfazione, per bocca del suo battagliero leader Landini: “La Fiat è stata condannata e questo è significativo, l’esclusione era illegittima. Valuteremo se avviare delle cause individuali dei singoli lavoratori”.
Ciò che appare inspiegabile è, in ogni caso, quel che sarebbe stato dichiarato da un portavoce Fiat, come conseguenza della parziale vittoria della Fiom, secondo quanto diffuso a mezzo stampa, infatti, gli investimenti nei siti produttivi sarebbero sospesi, in attesa di “un accurato esame del provvedimento per valutare l’impatto della decisione del giudice sulla praticabilità dei piani di investimento“. Un atteggiamento nebuloso stigmatizzato anche da Sergio Cofferati, a suo tempo leader della Cgil: ”Nessuno sa cosa vuole fare Marchionne, il futuro dell’azienda e’ incerto ma vedo che sono moltissimi a non preoccuparsi che il suo piano industriale e’ un oggetto sconosciuto. Marchionne dica agli italiani cosa vuole fare, come ha fatto con Obama su Chrisler”.