Giornata straordinariamente difficile e importante per il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che sale al Quirinale per incontrare il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. I due seguono insieme l’apertura dei mercati e il loro andamento fino a metà seduta, mentre sullo sfondo resta il colloquio sulla manovra finanziaria appena approvata dal Parlamento e già entrata in vigore a tempo di record per stabilizzare proprio le borse. Ma non ci sarà solo la manovra al centro del faccia a faccia tra le due cariche dello stato. Si dovrà anche parlare del nodo sul ministero della giustizia, dopo che Angelino Alfano, eletto segretario del partito, ha già annunciato le sue dimissioni dal dicastero per questa stessa settimana, in modo da occuparsi a rimettere in piedi lo sgangherato PDL. Al suo posto ancora non ci sarebbero nomi ufficiali, sebbene sarebbe in pole position Renato Brunetta, ora ministro della funzione pubblica.
Ma se Brunetta dovesse essere spostato alla giustizia, è evidente che sarà la sua casella a dovere essere occupata da altri nomi. E poi c’è il ministero per le politiche europee, rimasto vuoto dopo l’addio di Ronchi al governo per andare con i finiani. Ma Ronchi è tornato nella maggioranza, per cui si prevede che il premier possa riaffidargli l’incarico. Sebbene il diretto interessato abbia smentito la sua volontà di tornare al governo, molti caldeggiano questo scenario, che allargherebbe i confini della maggioranza verso quell’area uscita e poi rientrata nella coalizione che sostiene il governo.
Tuttavia, la situazione resta ancora più complessa. Si parla anche della possibilità che Berlusconi affidi le politiche europee all’attuale capogruppo della Lega, Marco Reguzzoni, oggetto dell’0stracismo di Maroni, che vorrebbe sostituirlo con un suo uomo. Con Reguzzoni ministro, il Carroccio troverebbe la quadra, con Bossi che vanterebbe una mezza vittoria e Maroni che si libererebbe di un uomo “scomodo”.
Bisognerà poi verificare quanto si diranno in concreto Napolitano e Berlusconi, con il primo che potrebbe continuare ad invitare il secondo a ricercare intese più ampie, come già accaduto con il varo della manovra. Parole, quelle di Napolitano, che qualcuno legge come la sua volontà di caldeggiare un governo di larghe intese, il chè non sarebbe accettabile, fin quando si è in presenza di una maggioranza in Parlamento, uscita tale dalle urne.