Stress test, banche ora alla prova delle borse

E’ andato forse anche meglio del previsto per le banche europee il cosiddetto stress test, ossia l’esame sull’adeguatezza patrimoniale delle banche, nel caso in cui fossero soggette a situazioni di stress, simili a quanto accaduto con la recente recessione del 2008-’09. In particolare, obiettivo dell’authority europea (Eba) era di testare la loro resistenza a una caduta del pil del 4% all’anno, per due anni, in riferimento al capitale detenuto da ciascuna banca.

Ora, i dubbi sull’efficacia del test non sono pochi. Due sono i punti che non convincono molto. Anzitutto, la valutazione è basata su ben tremila punti, contro i soli 150 utilizzati solo 2 anni fa. Ora, è evidente che un esame efficace e completo debba riguardare quanti più aspetti possibili della struttura di una banca, ma in economia gli effetti di un eccesso di dati e di informazioni sono spesso simili alla loro carenza, cioè, rischia di non dare alcun quadro chiaro. E pensare che si possa indagare approfonditamente su tremila aspetti per ciascuna delle 90 banche lascia perplessi.

Secondo punto: il capitale complessivo delle banche europee ammonta a 2 mila miliardi. Secondo lo stress test, le otto banche che non hanno superato l’esame avrebbero una carenza di capitali, valutata in 2,5 miliardi. Per dirla breve, tutta la preoccupazione si concentrerebbe per lo 0,1% sul capitale totale, il che sembra irrealisticamente positivo.

L’Eba fa anche sapere che soltanto un anno fa, se fosse stato allora effettuato lo stress test, sarebbero state venti le banche a non superarlo, contro le otto attuali. Ciò è stato possibile, grazie alle misure caldeggiate di ricapitalizzazione. Infine, sedici banche, tra cui una sola italiana, sono state rimandate ad ottobre, in quanto pur superando la soglia minima del 5% del Core tier 1, erano molto prossime a quel dato (sotto il 6%).

 

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