Anche in Italia da qualche tempo si sta diffondendo il “fish pedicure”; è l’ultima moda nel campo dei trattamenti estetici per la cura e la bellezza dei piedi. A realizzare questa particolare pedicure non è un’esperta estetista, ma dei pesciolini. Sono tante le polemiche da parte degli animalisti.
Il fish pedicure è nato nei Paesi del Medio Oriente, soprattutto in Turchia, Siria e Giordania, e da qualche anno si è diffuso in tutta Europa. Non tutti i pesci sono adatti a questa tecnica estetica, viene utilizzata una determinata specie, quella dei “Garra rufa”; la specie è originaria del Medio Oriente e comprende pesci di piccole dimensioni che vivono nell’ acqua dolce; questo tipo di pesciolino, grazie alle sue caratteristiche, è stato ribattezzato “pesce dottore”.
I Garra rufa eliminano , mordicchiandola e nutrendosene, la pelle morta dello strato superficiale dell’epidermide del piede, mentre lasciano intatta la pelle viva; inoltre, mentre staccano la pelle, rilasciano un particolare enzima che avrebbe proprietà rivitalizzanti e rigenerative. L’azione dei pesciolini permetterebbe, quindi, di avere piedi privi di pellicine e cuticole e più morbidi. Secondo alcune fonti il fish pedicure dovrebbe anche curare patologie come eczemi e psoriasi.
Il fisfh pedicure è una moda diffusa, ma non mancano le polemiche; c’è chi parla di sfruttamento e di maltrattamento di animali, dato che questi pesciolini, non solo sono allontanati dal loro ambiente naturale, ma sono costretti a nutrirsi di pelle umana, che non rientra sicuramente nelle loro abitudini alimentari.
“ Si tratta di una vera e propria forma di maltrattamento – spiega Ilaria Ferri , direttore scientifico dell’Enpa – poiché questi pesci, oltre a essere strappati al loro ambiente naturale, sono costretti a modificare radicalmente la loro dieta che, lo ricordo, non prevede il derma dell’uomo ma fitoplancton (alghe) e detriti animali. Inoltre, ci chiediamo se l’impiego dei Garra rufa, invece di rigenerare e ammorbidire la pelle umana, non possa creare problemi alla salute”.