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USA, grana per Obama. Anche S&P minaccia “downgrade”

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Giuseppe Timpone

Brutte notizie per il presidente americano Barack Obama e la sua amministrazione. Anche l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha, questa mattina, reso noto di avere messo sotto osservazione il debito USA, per una possibile decisione di declassamento. Una dichiarazione, quella di S%P, che giunge dopo che due giorni fa era stata Moody’s ad avere messo sull’attenti il governo federale, prospettando quanto meno il mutamento dell’outlook, che molto probabilmente sarà rivisto da stabile a negativo. E così, per Obama, già alle prese con una estenuante trattativa sull’innalzamento del tetto sul debito, le pressioni diventano sempre più forti, tanto che molti ormai pensano di svegliarsi il 3 agosto in default, a causa del mancato raggiungimento di un accordo con i Repubblicani. Le ultime minacce delle agenzie di rating confermerebbero la possibilità che il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, si dimetta dopo questa cruciale scadenza, per dare vita a una sostituzione, in vista delle presidenziali del 2012. Troppe le critiche alla sua fallimentare gestione, che ad oggi ha prodotto solo lo spettro di una nuova ondata di crisi economica e finanziaria. Con una Fed che ha palesato un rallentamento della crescita e un mercato del lavoro in crisi strisciante fino al 2014, Obama avrà ben poche argomentazioni alle prossime elezioni. La sua campagna elettorale si preannuncia difficile, come confermano anche i dati dei sondaggi, che danno la sua popolarità in calo da mesi e stoppata solo da un’impennata avuta dopo l’uccisione di Osama bin Laden.

Ma l’effetto bin Laden è svanito dopo un paio di settimane e i nodi per la Casa Bianca sono sempre gli stessi: disoccupazione e crescita. E l’unica riforma che Obama avrebbe potuto presentare a conferma della sua volontà di tenere fede agli impegni assunti con gli elettori, ossia quella sanitaria, non solo partirà già morta, ma comunuque non se ne parlerebbe prima del 2014.

Un bel guaio per colui che si era presentato nel 2008 come il volto riformatore dell’America, l’uomo nuovo del nuovo millennio, in grado di guidare gli USA con mano ferma verso un nuovo modello di benessere. Oggi, molti elettori rimpiangono già il vecchio benessere e sulla sua campagna elettorale pesa l’incubo delle parole di un’agguerrita avversaria, in lotta per le primarie dei Repubblicani: “Obama è il presidente da un solo mandato”.

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Giuseppe Timpone