Ennesimo banco di prova ieri per l’Italia. Il Tesoro ha collocato quasi 5 miliardi di euro (4,966 miliardi), attraverso quattro aste BTp, con scadenza per gli anni 2016, 2017, 2023, 2026. Dopo la buona prova dei BoT di martedì, l’esito ieri era atteso, per valutare gli effetti dell’allargamento dello spread tra i rendimenti dei BTp e quelli dei titoli tedeschi, sul secondario, nelle ultime sedute.
E, malgrado sia stata molta buona la domanda, i risultati in termini di rendimento non possono che essere valutati con preoccupazione. Iniziamo con il BTp a più lunga scadenza, il quindicennale: l’asta ha esitato un collocomento di 1,716 miliardi, per un rendimento medio lordo del 5,9%, il massimo da quando esiste l’euro. Sostenuta la domanda, pari a 2,6 miliardi, che conferma come gli operatori vedano ancora i titoli di stato italiani come un bene di investimento.
Seguono i BTp 2023, a 12 anni, la cui domanda è stata pari a 1,86 miliardi, contro un’offerta di 1,24 miliardi e con un rendimento del 5,64%.
I BTp a 6 anni sono stati collocati per 763 milioni, contro una domanda di 1,75 miliardi (molto buona), per un rendimento medio del 4,93%.
E, infine, i BTp a 5 anni, con scadenza 2016, collocati per 1,25 miliardi, contro una domanda sostenuta di 2,6 miliardi, più del doppio, con un rendimento al 4,93%, ai massimi dal giugno 2008.
Dunque, possiamo affermare che il rapporto tra domanda e offerta è stato migliore per i segmenti di più breve periodo, il che è positivo, in rapporto al rischio default temuto dagli operatori nell’Eurozona, perchè indica che non ci si attende nei prossimi anni, considerati i più rischiosi, un “credit event” per l’Italia. Per il resto, i rendimenti segnalano una situazione di deterioramento complessivo del clima sui mercati.