In stato vegetativo da un anno: licenziata per le troppe assenze

Ha vinto una delle battaglie più importanti della sua vita dando alla luce, nonostante fosse in coma vegetativo, la sua quartogenita più di un anno fa e ancora lotta per riuscire a vederla per la prima volta, abbracciarla, farla crescere; non è riuscita però ad avere la meglio della rigida burocrazia e di un’azienda che senza considerare le sue condizioni fisiche ha deciso di licenziarla: troppe assenze per la donna che da oltre 12 mesi è ricoverata all’ospedale istituto don Orione di Bergamo in stato vegetativo. La Nuova Termostampi di Lallio, l’azienda per la quale da sedici anni la donna lavora come operaia ha cancellato con tre righe le fatiche di una vita: “Avendo effettuato 368 giorni di malattia – si legge nella lettera con cui l’azienda mette fine al rapporto di lavoro con la donna –  Lei ha superato il periodo di conservazione del posto di lavoro previsto dal C.C.N.L (pari a 365 giorni)”; “comunque – continua la lettera – la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro ed al suo regolare funzionamento, incide in modo sensibile sull’equilibrio dei rispettivi obblighi contrattuali”.

Più che il licenziamento in sé è il modo in cui è arrivato, quel riferimento agli intralci all’attività produttiva che non sono andati già al marito della donna che in una dichiarazione rilasciata a “Bergamonews” ha affermato: “È scandaloso che un’azienda neghi la fruizione delle ferie (chieste dallo stesso marito prima della lettera di licenziamento, ndr) utilizzando la motivazione delle esigenze produttive. Chiedo rispetto per i diritti di mia moglie“.

Sull’accaduto prende posizione anche la Cgil, con il segretario provinciale della Filctem CGIL di Bergamo, Fulvio Bolis che fa riferimento ad altri casi in cui “anche grazie alla sostanziale assenza di costi per il datore di lavoro, le aziende non hanno provveduto al licenziamento” e afferma: “Mi pare di poter dire che l’azienda in questione abbia quanto meno sottovalutato la condizione difficilissima di una propria collaboratrice. Di attenzione al fattore umano qui proprio non si vede traccia”. Immediata la replica della Nuova Termostampi che, attraverso una nota dell’amministratore delegato Maria N.Manzoni, definisce le informazioni fornite dal sindacato “altamente fuorvianti” e annuncia che l’azienda si “tutelerà nelle sedi opportune”.

 

 

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