Napoli, presidente Cesaro sotto inchiesta per camorra

Il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, sarebbe indagato per camorra: è quanto riferisce un articolo di Rosaria Capacchione pubblicato sull’edizione odierna de Il Mattino. Secondo quanto si legge sul quotidiano napoletano, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli starebbe indagando su Cesaro per reati di camorra. Il nome dell’esponente del Pdl è stato fatto nel corso di un interrogatorio da Michele Santonastaso, avvocato penalista accusato di associazione camorristica, da dieci mesi in carcere;  il legale dei boss, secondo quanto riporta la Capacchione, avrebbe raccontato della riconversione di un’area agricola in industriale, un affare da cinquanta milioni di euro che vedrebbe coinvolto Cesaro e l’ex consigliere regionale dell’Udeur Nicola Ferraro.

Santonastaso avrebbe riferito di una rivelazione che gli fu fatta dal pentito Luigi Guida che coinvolgeva la famiglia Cesaro e altri politici locali nell’affare da cinquanta milioni di euro. L’avvocato spiega che Guida “aveva coinvolto in questa situazione Ferraro, Cesaro e un altro politico, forse un onorevole, e l’amministrazione comunale di Lusciano“. Sotto richiesta del magistrato, Santonastaso chiarisce che “i Casalesi avevano detto a Guida che queste persone avrebbero aumentato la percentuale rispetto a quella che gli avrebbe dato Emini (l’imprenditore che avrebbe dovuto eseguire i lavori, ndr) e quindi era impossibile dire di no a questi signori”.

Immediata la reazione di Luigi Cesaro che parla di macchina del fango e afferma di non aver mai ricevuto un avviso di garanzia: “Ad informarmi dell’indagine è stata la rassegna stampa notturna di Rete 4 che riportava l’articolo del Mattino, perchè allo stato non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. Siamo davanti allo stesso copione: il processo mediatico prima dell’eventuale comunicazione dovuta dagli organi giudiziari”. Il Presidente della Provincia di Napoli si dice pronto a collaborare con i magistrati e anzi chiede di essere ascoltato per eliminare ogni dubbio: “Se effettivamente il mio nome fosse coinvolto nell’inchiesta della Dda di Napoli, collaborerò immediatamente con i magistrati. Due sono i punti centrali della mia linea difensiva: non conosco i personaggi che mi chiamano in causa e manca il corpo del reato visto che nè io nè alcun componente della mia famiglia abbiamo partecipato ad un affare da cinquanta milioni per terreni resi edificabili a Lusciano e di conseguenza non abbiamo mai pagato una tangente al clan Bidognetti”; “a questo punto – conclude Cesaro – sono io che chiedo ai giudici, se ritenessero effettivamente di indagare sulla mia persona, di ascoltarmi al più presto per chiarire definitivamente la mia posizione”.

 

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