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Obama incontri vertici del Congresso per accordo su debito

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Giuseppe Timpone

Riunione attesa e tesa quella che ieri si è tenuta alla Casa Bianca tra il Presidente USA, Barack Obama, lo speaker della Camera dei Rappresentanti, John Boehner, il leader della maggioranza Repubblicana, Harry Reid e quello della minoranza Democratica, Nancy Pelosi. Oggetto dell’incontro: trovare un accordo sull’aumento del tetto sul debito che il 2 agosto raggiungerà i 14.300 miliardi di dollari, il limite massimo fissato per legge. E senza una nuova legge che consenta al debito di poter salire, non potranno essere effettuate altre spese federali, con la certezza di un “default tecnico”. Ma il tema sull’innalzamento del tetto del debito è, in realtà, collegato a quello molto più sostanziale del piano di riduzione strutturale del deficit federale, che oggi ammonta al 10% del pil. I Repubblicani, maggioranza alla Camera e che al Senato godono ora di numeri tali da potere bloccare le decisioni presidenziali, non sono disponibili a concedere alla Casa Bianca che il debito oltrepassi la soglia dei 14.300 miliardi di dollari, se non a condizione che la stessa Casa Bianca presenti un piano anti-deficit che consenta all’economia americana di sgravarsi dal peso crescente e soffocante del debito che ha ormai raggiunto la soglia del 100% del pil. E’ proprio sulle misure da adottare per lottare contro il disavanzo che Repubblicani e Democratici non riescono a trovare un accordo.

Obama vorrebbe che una buona parte del miglioramento del saldo, per 4.000 miliardi di dollari in dieci anni, debba avvenire aumentando le tasse alle famiglie più ricche: un’idea che non piace affatto ai Repubblicani, i quali sostengono la necessità di non aumentare la tassazione in alcun caso, per evitare conseguenze negative sulla crescita nel medio e lungo termine.

Dal canto loro, i Democratici non vogliono cedere sulla necessità di tagliare alcune voci della spesa pubblica, come il programma sanitario federale di Medicare che assicura agli over 65 l’assistenza sanitaria in caso di bisogno.

Per evitare che la questione si trascini oltre il limite del 2 agosto, Obama ha posto un ultimatum: l’accordo deve essere trovato in dieci giorni. E ogni giorno i rappresentanti dei due schieramenti e lo speaker della Camera (anch’egli Repubblicano) dovranno incontrarsi e fare il punto della situazione.

E da Washington, il Segretario del Tesoro, Timothy Geithner, le cui dimissioni potrebbero avvenire dopo che un accordo sarà stato trovato, avverte che l’opzione default non è contemplata. Come dire che non c’è alternativa a un accordo.

 

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Giuseppe Timpone