Mercati blindano Tremonti, ma il ministro va cacciato al più presto

Parliamoci chiaro: i tanto odiati mercati finanziari (da Tremonti), con i loro attacchi speculativi contro l’Italia e i suoi titoli bancario e di stato in particolare, hanno posto le condizioni affinchè il ministro dell’economia non venga toccato, in quanto il suo nome viene (a ragione) considerato un segno di rigore nella spesa e quindi di ordine nei conti pubblici. Chi lo avrebbe detto che a salvare Tremonti sarebbero stati proprio quei mercati contro cui il ministro parla un giorno sì e l’altro pure? Un’inedita pseudo-alleanza che permetterà al responsabile di via XX Settembre, almeno fino a quando le acque non si calmeranno, di farsi scudo di questa protezione, potendo respingere con successo anche le ire più feroci contro di lui nel governo e dentro la maggioranza. E poichè non è prevista una schiarita imminente delle nubi addensatesi sui cieli europei della finanza, ancora per un paio di mesi almeno Tremonti potrà essere considerato un intoccabile. Peccato! E’ esattamente vero, infatti, che rimuovere adesso il ministro dell’economia sarebbe un segnale molto negativo che non gioverebbe alla stabilità dello stesso esecutivo, ma il fatto paradossale è che proprio la permanenza di Tremonti al governo non consentirebbe all’Italia di percorrere quel sentiero della crescita che viene auspicato da tutti gli organismi nazionali e internazionali.

Il problema italiano, infatti, non è il debito in sè. I conti pubblici italiani, se guardiamo al deficit, risultano essere i migliori dopo quelli tedeschi. Semmai, è vero che il rapporto tra debito e pil è di circa il 30% in più rispetto alla media europea, che si attesta all’89%. Ma come tutti gli analisti spiegano, se l’Italia avesse un tasso di crescita più alto, raggiungendo il pareggio di bilancio, si assicurerebbe una diminuzione automatica e sostanziale del peso del debito in un lasso di tempo ragionevole; ma, appunto, manca la crescita, e da quasi venti anni.

Sotto la guida di Tremonti, però, pensare che il governo sia in grado di fare ripartire l’economia è qualcosa a cui ormai nessuno può credere. Il ministro è responsabile di politiche che hanno bloccato la concorrenza, contrastando con le liberalizzazioni che permetterebbero senza oneri di liberare risorse e dare un pò di ossigeno all’economia; nessuno straccio di privatizzazioni con Tremonti, alla faccia del governo liberale. Nessuna riduzione delle aliquote Irpef, Ires e Irap, ossia di ciò che impedisce gli investimenti in Italia.

Cacciare Tremonti e il suo socialismo in salsa moderata è l’unica via per una governance migliore. Peccato che i mercati non lo abbiano capito!

 

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