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Obama teso per dati occupazione, rielezione a rischio

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Giuseppe Timpone

E’ un presidente americano molto nervoso quello che ieri ha commentato la situazione dell’economia, con dati che fanno acqua su tutti i fronti. A innervosire maggiormente l’inquilino della Casa Bianca sono essenzialmente due fattori: occupazione e debito. Sul primo punto, le cifre non lasciano molto spazio alla fantasia: dopo un paio di mesi di illusione, il tasso di disoccupazione negli USA è tornato a salire, scavalcando di nuovo il 9%, arrivando al 9,2% a maggio. E’ proprio il trend che preoccupa Obama, il fatto cioè che i nuovi posti di lavoro creati mensilmente siano almeno un decimo, nelle ultime rilevazioni, rispetto a quelli che sarebbero necessari per un lungo periodo per diminuire in modo stabile il numero di disoccupati. Appena 18 mila posti di lavoro in più a maggio, a fronte della necessità di almeno 150 mila unità, al fine di non fare crescere il tasso di disoccupazione. Ma Obama cerca di lanciare un messaggio positivo sulla sua amministrazione, parlando di due milioni di posti di lavori creati, sebbene, aggiunge, la crisi se ne sia divorati otto milioni e il tasso con cui si espande l’economia non sta consentendo di recuperare come sperato. Ma le presidenziali non sono molto lontane e Obama attacca a testa bassa gli avversari, i Repubblicani, maggioranza alla Camera dei Rappresentanti e determinanti anche al Senato, rei, a suo dire, di impedire con il loro voto di approvare alcune leggi che creerebbero posti di lavoro, come il trattato di libero commercio con Panama e Colombia, che aumenterebbe l’export o le spese in infrastrutture per porti, autostrade, ferrovie.

Ma è sul capitolo debito che il presidente avverte: bisogna impedire che ci sia il primo default della storia americana. Il monito è ai Repubblicani, che non hanno intenzione di votare l’innalzamento del tetto sul debito senza l’approvazione di un piano strutturale di tagli alla spesa federale, che Obama e i Democratici vorrebbero addolcire con un aumento delle tasse.

L’accordo non è vicino e le reazioni dei candidati Repubblicani alle primarie per le presidenziali non si sono fatte attendere, con una Michele Bachmann che parla di politiche fallimentari e Mitt Romney che commenta sarcastico le dichiarazioni di David Plouffe, consigliere di Obama, che aveva affermato che gli americani non votano guardando al tasso di disoccupazione. Se fossi in Obama, ha commentato Romney, avrei già licenziato Plouffe.

 

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Giuseppe Timpone