A volte le parole sono molto più importanti dei fatti, per i mercati finanziari. Una frase detta a sproposito rischia di essere ben più devastante di un atto considerato sbagliato, perchè la psicologia ha sempre avuto un suo effetto dirompente per la tenuta dei mercati, tanto che negli anni, alcuni matematici come John Nash illuminarono la scienza economica con un concetto che oggi viene conosciuto come “ciclo di Nash negativo”: ad esempio, tutti vendono le azioni, per il solo fatto di prevedere che altri lo facciano.
E le parole devastanti per i mercati le ha pronunciate il Presidente USA, Barack Obama, il quale, nel tentativo di raggiungere un accordo con i Repubblicani, per l’innalzamento del tetto sul debito, ha drammatizzato la vicenda, come da mesi fa il suo Segretario al Tesoro, Timothy Geithner, sostenendo che bisognerà impedire tra poche settimane che si vada verso il primo default della storia americana.
La bancarotta degli USA, per motivi tecnici, non è affatto un’ipotesi fantasiosa o una suggestione allarmistica, nel senso che se il 2 agosto non vi dovesse essere ancora alcun accordo tra Casa Bianca e Congresso, si andrà verso l’impossibilità di fronteggiare le spese federali, compresi i rimborsi dei titoli di stato ai creditori.
Tuttavia, questo stillicidio di dichiarazioni, che mirerebbero a spaventare e a mettere con le spalle al muro gli oppositori di Obama e della sua irresponsabilità fiscale, non avranno altro effetto che scatenare una guerra in borsa, di cui già domani potremmo verificarne le conseguenze negative.
E’ il momento della responsabilità, ma forse per la prima volta nella storia recente dell’economia mondiale, dall’altra parte dell’oceano il livello di comprensione di quanto stia accadendo sui mercati è inferiore alla consapevolezza acquisita in Europa. Qualcuno lo spieghi ad Obama.