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Fli a pezzi: via Urso, Ronchi e Scalia

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Giuseppe Timpone

E’ ufficiale: Adolfo Urso, Andrea Ronchi e Pippo Scalia lasciano il gruppo di Futuro e Libertà e aderiscono alla costituente popolare, lanciata dal neo-segretario del PDL, Angelino Alfano, al fine di costruire la nuova casa dei moderati italiani. Un annuncio non molto a sorpresa, dato che sin dal congresso di Fli, Urso e Ronchi erano dati già con un piede e mezzo fuori dal partito dei finiani. E così, in un solo giorno, vanno via tre dei più importanti parlamentari di Fli: l’ex ministro alle Politiche Comunitarie, l’ex sottosegretario al Commercio con l’Estero e il coordinatore di Fli in Sicilia. Una perdita che il falco Italo Bocchino derubrica a “ambizioni personali”, quasi sminuendo il significato politico di quanto accaduto ieri. Futuro e Libertà non esiste nei fatti quale soggetto politico e la mazzata della fuoriuscita di tre importanti personaggi “moderati” non fa altro che abbandonare il partito nelle mani di Bocchino e Granata, i quali rappresentano l’ala oltranzista e più visceralmente anti-berlusconiana dei finiani, non riuscendo a rappresentare così tutte le sfumature e le istanze di quanti hanno seguito Fini, non tanto per combattere Berlusconi, ma più per costruire un soggetto politico plurale e spesso per puro spirito di gratitudine a Fini stesso.

I tre, annunciando il loro addio a Fini, hanno affermato che intendono accettare la sfida di Alfano, ossia di una costituente popolare, che essi vorranno contribuire a creare, in autonomia, con la nascita di un movimento politico e di dibattito che si chiamerà “Fare Italia per una costituente popolare”.

Si sgretola quindi ancora di più il già dimesso mondo finiano, che al Senato ha perso quasi subito il suo gruppo, mentre alla Camera sembrano lontani i giorni roboanti dei 38 deputati. Con il saluto dei tre, il gruppo Fli scende a 26 membri e oltre a perdere una parte dei contributi previsti ai gruppi parlamentari, le ripercussioni più pesanti potrebbero esserci nelle commissioni, dove in un solo colpo la maggioranza riacquisterebbe un membro alle Attività Produttive (Urso) e ben due alle Politiche Agricole (Ronchi e Scalia).

La poltrona di ministro alle Politiche Europee, lasciata a novembre da Ronchi, è rimasta vuota per tutti questi mesi, per cui si parla di un reingresso nel governo di Andrea Ronchi, che continuerebbe nella stessa attività che aveva dovuto interrompere su sollecitazione di Fini.

 

 

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Giuseppe Timpone