C’è lo sconto ma anche la conferma della condanna per Fininvest: la seconda Corte d’Appello civile di Milano ha, infatti, emesso la sentenza sul cosiddetto Lodo Mondadori imponendo all’azienda del Presidente del Consiglio il pagamento di un risarcimento alla Cir di 560 milioni di euro (tra capitale, interessi legali dall’ottobre 2009 e spese legali) per i danni procurati a De Benedetti con la messa in atto di corruzione giudiziaria nella diatriba tra Berlusconi e l’editore di Repubblica per il controllo della Mondadori. In primo grado il risarcimento era stato quantificato in 750 milioni di euro: lo sconto è dovuto in larga parte al giudizio dato dagli esperti chiamati dai giudici a verificare se e quali variazioni erano intervenute sui valori delle società coinvolte tra il giugno 1990 e l’aprile 1991. A novembre 2010 il pool di consulenti presentò le proprie valutazioni indicando una diminuzione del valore delle aziende del 18,8%.
Dopo la sentenza di primo grado emessa nell’ottobre 2009, gli avvocati delle due parti trovarono un accordo per attendere la sentenza di secondo, con De Benedetti che rinunciava a chiedere l’esecutività del risarcimento e la Fininvest che rinunciava all’istanza di sospensione e presentava una fideiussione di 806 milioni di euro. Dopo la decisione della Corte d’Appello, la Cir può ora riscuotere immediatamente i 560 milioni di risarcimento stabiliti dai giudici. Proprio quello che Berlusconi cercava di evitare con la norma inserita all’interno della manovra finanziaria e che così tante polemiche ha suscitato nei giorni scorsi, costringendo il premier a ritirarla.
Il processo civile per il quale oggi è arrivata la sentenza della Corte di Appello di Milano ha preso il via nel 2004 e sono una conseguenza del procedimento penale che si è concluso definitivamente nel 2007 con la condanna per corruzione in atti giudiziari del giudice Vittorio Metta e degli avvocati Cesare Previti, Giovanni Acampora e Attilio Pacifico. Con tale decisione la Cassazione confermò che la sentenza emessa nel 1991 dalla Corte d’Appello di Roma sfavorevole a De Benedetti nello scontro con Berlusconi per il controllo della Mondadori, fu “comprata” attraverso la corruzione del giudice Metta a cui furono fatti pervenire 400 milioni di lire in contanti. Il Presidente del Consiglio, indagato per lo stesso reato, ottenne nel 2001 la prescrizione potendo avvalersi del fatto che nella fase del rinvio a giudizio gli furono concesse le attenuanti generiche.