Il gip di Palermo respinge la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Palermo e chiede l’imputazione coatta per il ministro Saverio Romano: con questo atto ora i pubblici ministeri hanno 20 giorni di tempo per formulare il capo di accusa e chiedere il rinvio a giudizio. La decisione del giudice per le indagini preliminari Giuliano Castiglia riguarda l’inchiesta in cui Romano è indagato per concorso in associazione mafiosa; l’indagine avviata nel 2005 si è basata sulle dichiarazioni di alcuni pentiti di primo piano come Angelo Siino e Francesco Campanella e vedeva coinvolti tra gli altri l’ex presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, ora detenuto, e il boss Giuseppe Guttadauro. I pm nel presentare al gip la richiesta di archiviazione nei confronti del ministro dell’Agricolutra avevano parlato di un “quadro preoccupante di evidente contiguità con le famiglie di costa nostra“; il pubblico ministero Nino Di Matteo ha parlato di almeno tre episodi in cui Romano sembrerebbe essere in relazione con componenti di famiglie mafiose. Le informazioni raccolte però, secondo i pm, pur se evidenziavano la vicinanza del ministro con l’ambiente mafioso non erano sufficienti per “dimostrare il suo contributo specifico e consapevole all’associazione mafiosa”.
Romano, che nel giorno della nomina a ministro era stato invitato da Napolitano a fare chiarezza sulla sua imputazione, si dice “addolorato e sconcertato” e parla di “corto circuito tra le istituzioni e dentro le istituzioni”. “Il fallimento del sistema giudiziario – dichiara Romano – vive nella interminabile condizione che si riserva al cittadino Saverio Romano in un periodo di tempo che nella sua enorme dimensione rappresenta già una sanzione insopportabile anche se l’epilogo sarà quello da me auspicato. Del resto sarebbe di contro parimenti fallimentare un sistema della giustizia che ha lasciato operare per così tanto tempo un uomo politico che potrebbe aver commesso l’infamante reato di concorso con Cosa Nostra. Difenderò in ogni sede il mio nome, – continua Romano – per me, per i miei familiari e per la comunità politica che rappresento”.
Chiede invece le dimissioni del ministro il Pd con Laura Garavini (capogruppo nella commissione bicamerale antimafia): “Consigliamo a Saverio Romano di dare immediate dimissioni. Solo così potrà garantire il suo impegno nel processo che lo vedrà coinvolto e tutelare l’istituzione che in questo momento rappresenta”.