Non ci sono state sorprese. La riunione di ieri del Consiglio esecutivo della BCE ha assunto la decisione di aumentare i tassi di riferimento per l’Eurozona di 25 punti base o 0,25%, portandoli dall’1,25% all’1,50%. L’aumento è il secondo dell’anno e dal maggio 2009, quando i tassi furono abbassati all’1%, livello che mantennero per ben due anni. La prima stretta, infatti, si ebbe solo nell’aprile scorso, quando i tassi aumentarono di 25 punti base.
Nella consueta conferenza stampa mensile, il governatore Jean-Claude Trichet ha chiarito che la BCE continuerà a monitorare molto da vicino i rischi al rialzo dell’inflazione, un’espressione che Francoforte utilizza quando si annuncia una stretta un paio di mesi dopo. Dunque, a settembre, ci potrebbe essere un nuovo aumento dei tassi, in linea con quanto si attendono gli stessi analisti, che da mesi ritengono che a fine 2011, il livello dei tassi dovrebbe attestarsi all’1,75%.
Trichet ha chiarito che questo aumento dovrebbe contribuire ad ancorare le aspettative di inflazione all’obiettivo di medio termine della BCE, cioè, al 2%, mentre il tasso medio di inflazione oggi nell’Eurozona è del 2,7%, ragion per cui il governatore ha specificato che anche dopo questo innalzamento, i tassi BCE restano ancora accomodanti.
Tra gli analisti si registrano sentimenti in parte contrastanti, poichè alcuni ritengono che la mossa di aumentare i tassi possa contribuire a deteriorare le condizioni ecnomiche, frenando la ripresa già molto fragile e in via di rallentamento. Ma il rischio di un’inflazione crescente spinge l’Eurotower ad assumere questa decisione.
Ancora limitato l’impatto sui mutui, ancorati al tasso Euribor. Su un mutuo di 100 mila euro a venti anni e a tasso variabile, la rata dovrebbe aumentare di soli 13 euro al mese e ciò nonostante si prevede che vi sarà uno spostamento della domanda verso i mutui a tasso fisso, malgrado quelli a tasso variabile continuino ad essere convenienti.