Respinta alla Camera la proposta di legge dell’Idv sull’abolizione delle province, con 225 voti contrari ed 83 a favore, 240 astenuti. La maggioranza compatta si è opposta, Idv e il Terzo polo hanno votato a favore ed il Pd si è astenuto e di questo, alcuni suoi componenti come Walter Veltroni non sono affatto contenti. C’è una parte del partito, infatti, che è convinta della necessità di sopprimere le province ma il Pd ufficialmente non è favorevole ad una mera eliminazione delle stesse, una posizione già nota ma, nonostante ciò, alcuni desideravano appoggiare l’iniziativa di Italia dei Valori anche per dare un segnale all’elettorato. Alla fine l’intesa sull’astensione, raggiunta per non scontentare nessuno, ha finito per aprire un vespaio di polemiche.
Antonio Di Pietro va giù pesante e parla di una “maggioranza trasversale della casta, una cosa da prima Repubblica, un tradimento generalizzato degli impegni elettorali da destra e da sinistra” e definisce “patetico” chi chiede ancora pause di riflessione su di una questione che “si rinvia da 51 anni“. Commento simile da parte di Enzo Raisi per Futuro e Libertà, che definisce “asse conservatrice” la strana “alleanza” tra Pd, Pdl e Lega ed una “dimostrazione che al di là dei programmi demagogici, quando si tratta di posti di potere da conservare forze teoricamente distinte e distanti si ritrovano unite”.
Pier Ferdinando Casini, come speso accade, è molto amareggiato e fa notare che se tutte le opposizioni avessero votato a favore il governo sarebbe andato in minoranza: “Il Pd ha perso l’occasione per fare una cosa saggia, dividere le competenze tra Regioni e Comuni non sarebbe un peccato di lesa maestà”.
Ma Pier Luigi Bersani non accetta le critiche e ribadisce stizzito che il suo partito ha una posizione ufficiale, che non è quella di eliminare completamente le province ma di “ridurle e accorparle perchè bisogna anche dire, come si fa, perchè alcune cose nelle Province sono inutili e altre utili“. Va più a fondo nella questione il capogruppo Dario Franceschini che spiega meglio le perplessità ed offre una apertura: “Siamo anche disposti, nell’ambito di un confronto parlamentare, a discutere della soppressione delle province ma nell’ambito di un disegno che ridistribuisca le competenze“.
Un discorso ragionevole, ma su cui le opposizioni avrebbero potuto confrontarsi in precedenza, a dimostrazione che se nella maggioranza di governo è ormai di casa una deprimente confusione, al momento sul fronte opposto le cose non vanno poi così meglio.