Inchiesta P4, Papa: “Perseguitato da ex colleghi”

Il nemico è da individuare all’esterno: possono essere i comunisti oppure giudici eversivi o ancora semplici ex colleghi che per vendetta personale o invidia creano indagini ad arte, l’importante è che siano individuati all’esterno del gruppo di potere. È la linea adottata sempre più spesso dai politici implicati in vicende giudiziarie e che ha come capostipite dei tempi recenti il Presidente del Consiglio: è stato lui per prima a parlare di indagini mandate avanti dalle toghe rosse, dai giudici comunisti, che Berlusconi ha sempre additato come fonte del male. L’ultimo esempio arriva da Alfonso Papa, il deputato del Pdl, ex magistrato coinvolto nell’inchiesta sulla P4, la presunta organizzazione segreta che secondo l’accusa si occupava di dossieraggio clandestino con l’obiettivo di gestire e manipolare informazioni segrete o coperte da segreto istruttorio anche al fine di manipolare appalti e nomine.

Papa, nell’audizione davanti alla Giunta per le autorizzazioni a procedere che dovrà decidere sulla richiesta d’arresto nei suoi confronti, individua nei suoi ex colleghi il nemico da cui difendersi; si definisce “perseguitato da una fazione dell’Unicost napoletana” e dichiara che l’inchiesta è il frutto di una “persecuzione giudiziaria di un gruppo di magistrati tra cui De Magistris, Woodcock, Narducci e Curcio” con cui era in contrasto per il suo appoggio ad Agostino Cordova.

Una difesa quella di Papa che utilizza una tecnica spiegata anche dalla psicologia: individuare fuori di sé il nemico per ottenere dei vantaggi; nel caso in questione si cerca di sviare l’attenzione dall’inchiesta cercando così di limitare i danni. Non una parola è detta da Papa nel merito delle indagini, secondo quanto affermano i deputati dell’opposizione, ma tutta la difesa è stata incentrata sul dipingere una situazione in cui il deputato sotto inchiesta è la vittima, perseguitato dagli ex colleghi in cerca di vendetta. Una scelta che ha già avuto il risultato di ricompattare la maggioranza: se, infatti, la Lega era pronta a votare l’autorizzazione all’arresto, dopo l’audizione di Papa gli esponenti del Carroccio si mostrano più attendisti e affermano di dover valutare i fatti nuovi emersi dalle dichiarazioni dell’ex magistrato. Un effetto atteso e che è spiegato ancora una volta dalla psicologia, secondo cui il gruppo ha la necessità di individuare un nemico esterno per scaricare l’aggressività su di lui e ritrovare compattezza: proprio quello che sta succedendo con Papa e che è successo decine di volte con Berlusconi.

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