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Grana Tav sulla sinistra e la mancanza di cultura di governo

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Giuseppe Timpone

Gli scontri in Val di Susa di questi giorni, con decine di feriti tra le forze dell’ordine e gli stessi manifestanti No Tav, hanno già provocato una vittima ufficiale: la sinistra. Domenica, nel pieno del lancio di lacrimogeni e degli assalti dei black block al confine italo-francese, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è sentito in dovere di intervenire per condannare l’azione dei violenti che hanno messo a soqquadro l’intera vallata, con tassi di violenza che non si verificavano in Italia dal luglio 2001, al G8 di Genova. Esattamente dieci anni dopo tornano in azione i blocchi neri e le forze antagoniste, che non hanno messo a dura prova solo i nervi della polizia, quanto soprattutto, per l’ennesima volta, l’unità e la capacità della sinistra di darsi una cultura di governo. Iniziamo con il dire che il dissenso per un’opera pubblica, anche se di straordinaria importanza e strategica, come l’Alta Velocità tra Torino e Lione, è del tutto legittimo. Non è in discussione il diritto dei liberi cittadini di esprimere la propria contrarietà a un progetto, attraverso manifestazioni pacifiche e democratiche. Il discorso è un altro. Questa situazione sulla Tav ha reso ancora una volta evidente che i movimenti che stanno dietro a queste proteste non hanno la maturità, nè la volontà di un confronto civile con le isituzioni e non hanno conoscenza di alcun linguaggio, se non quello della violenza fisica e del populismo demagogico nelle parole.

Non è un caso che il PD, con il suo segretario, Pierluigi Bersani, abbia usato parole nette, nel condannare la violenza di questi giorni in Val di Susa e nel prendere le distanze dal comico genovese Beppe Grillo, il quale in un primo momento aveva esaltato le proteste, salvo condannare le violenze in modo fermo il giorno seguente, forse consapevole della condanna unanime di tutto il mondo politico e istituzionale.

Sta di fatto che il Partito Democratico ha verificato nei fatti come un’alleanza con la sinistra radicale, Sinistra e Libertà, guidata da Nichi Vendola, possa comportare un blocco di qualsiasi azione di governo a causa della cultura di questo partito, ancora oggi poco incline al confronto con la realtà dinamica della società odierna, nonchè intrisa di forte antagonismo, che la renderebbe poco compatibile con la guida di un governo nazionale, come le esperienze dell’Ulivo del ’96 e dell’Unione nel 2006 hanno dimostrato.

 

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Giuseppe Timpone