Tensioni Italia-Svizzera, Ticino non versa imposte a comuni frontalieri

Sono sempre più tesi i rapporti tra il Canton Ticino, in Svizzera, e l’Italia, ma in modo particolare con il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Motivo della contesa tra i due stati è il rapporto sui flussi di capitali e sull’imposizione fiscale sui redditi dei lavoratori transfrontalieri.

Un accordo del 1974 stabilisce che i cittadini italiani che vivono a ridosso della frontiera svizzera, ma che vanno a lavorare oltre il confine italiano, paghino le imposte sui redditi alla Svizzera, che poi si impegna ogni anno a restituire all’Italia il 50% di quel gettito fiscale, che dovrebbe ammontare a circa 22 milioni di euro, per l’anno in corso. Il Consiglio di Stato di Bellinzona ha ora rimesso tutto in discussione.

Da un pò di tempo, però, il partito di maggioranza relativa, la Lega dei Ticinesi, compie una campagna di stampa e non solo contro l’Italia, considerando un furto quello che lo stato italiano toglie ai cittadini ticinesi, affermando al volontà di riappropriarsi delle risorse sottratte.

Tuttavia, il vero motivo dello scontro non sono i 22 milioni di euro di gettito fiscale perso, che pur non essendo noccioline, non impensieriscono più di tanto il Canton Ticino. Il vero campo di battaglia è il flusso ingente di capitali italiani esportati in Svizzera, che ammonterebbero a circa 120 miliardi di euro, che Tremonti vorrebbe analizzare, perchè ritiene molti di questi frutto dell’evasione fiscale.

E non è andata giù alla Svizzera lo scudo fiscale, con cui il governo italiano due anni fa ha consentito il rientro in patria dei capitali esportati, in cambio di un’aliquota del 5% sulla somma rimpatriata. Un affronto a un Paese, la Svizzera, che sui capitali stranieri ha basato il suo modello di sviluppo.

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