Le trattative tra Telecom Italia Media, proprietaria della rete televisiva La7, e il conduttore Michele Santoro si sono ufficialmente interrotte, secondo quanto la scorsa settimana ha comunicato una nota della stessa azienda, sottolineando come non si siano più i margini per arrivare a un accordo. Secondo le indiscrezioni che provengono dalla stessa La7, l’azienda si sarebbe rifiutata di concedere al giornalista di modificare il programma senza preavviso. Insomma, Santoro avrebbe voluto la libertà di fare ciò che voleva con il suo programma, senza rendere conto all’azienda, da qualsiasi punto di vista. Inaccettabile per i dirigenti di TI Media, che certamente non avevano alcuna preclusione ideologica verso il conduttore. Anzi. A mediare si era messo anche Enrico Mentana, direttore del TG La7, che per primo aveva voluto l’avvio delle trattative per portare Santoro nella sua stessa rete. Mentana aveva anche proposto all’azienda di farsi responsabile del programma di Santoro, eventualmente facendolo rientrare sotto la testata giornalistica. Una soluzione che l’azienda avrebbe considerato artificiosa, interrompendo le trattative con il conduttore.
E Santoro, perso un possibile contratto e avendo quasi o del tutto lasciato la Rai, se la prende con tutti, amici e non. Attacca La7, la cui azienda sarebbe sotto il potere di ricatto del governo, forse ignorando palesemente che sulla rete lavorano già numerosi giornalisti che si auto-definiscono di sinistra e anti-berlusconiani. Ma ne ha anche per lo stesso Mentana, reo di essere un “diversamente libero”.
Sì, perchè secondo Santoro anche Mentana avrebbe uno stile di libertà nel fare giornalismo diverso dal suo, tanto che Mentana ha risposto con una lettera in cui sommessamente ha rimarcato il suo modo differente di fare giornalismo, rispetto a quello di Santoro.
E dopo avere attaccato tutti e tutto in Rai, adesso il conduttore rivendica il diritto di riottenere il suo spazio nella tv pubblica, come si trattasse di un giocattolo con cui fare ciò che si vuole, senza rispettare accordi e dirigenti.
Farà senz’altro riflettere che non sia stata nemmeno presa in considerazione a sinistra la protesta di una giornalista come Lucia Annunziata, che ha lasciato Rai3, in polemica con il direttore di rete Ruffini per l’assenza di qualsiasi attenzione verso i suoi programmi, a tutto vantaggio di ciò che la conduttrice ha definito “piccole mafie” in Rai3, riferendosi a personaggi come Fazio, Gabbanelli, Saviano, etc. Nè una parola in sua difesa è partita dalla stampa che conta e pare che l’Annunziata vada verso La7.