Ad agitare ancor più le acque nel già tempestoso mare di polemiche che circonda i nuovi assetti televisivi, ed in particolare il destino di Michele Santoro, ci aveva pensato in questi giorni Il Fatto Quotidiano. In un suggestivo articolo dal titolo “Le vere ragioni della fumata nera della trattativa Santoro-La7” era infatti arrivato ad ipotizzare che nei rapporti tra l’emittente di casa Telecom ed il celebre conduttore fossero intervenuti ambienti governativi, causando l’epilogo negativo. Nel pezzo si parla infatti della misteriosa sparizione di una norma che fino a poco prima era presente nella bozza dell’ultima manovra economica, un progetto del ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, denominato “Piano di interesse nazionale per il diritto di accesso a Internet”. Un titolo altisonante che nascondeva, di fatto, la sottrazione a Telecom dell’ultimo prezioso baluardo monopolista non ancora liberalizzato, ossia la rete fisica, funesta eventualità per scongiurar la quale la società avrebbe rinunciato ad ingaggiare Santoro.
Ma la TI Media smentisce seccamente una tale ricostruzione e mediante comunicati stampa addossa tutta la colpa al conduttore dichiarando: “La richiesta continua e perentoria effettuata dal dott. Michele Santoro di riservarsi il diritto, una volta individuato il tema della trasmissione, di modificare, anche in senso profondo, l’eventuale “premessa”, gli ospiti in studio, la scaletta, i filmati da trasmettere e quanto altro fosse necessario per gestire in totale autonomia il programma da Lui condotto, senza alcun ragionevole preavviso” e di conseguenza, conclude, i rischi legali dovuti ad una tale gestione sarebbero stati insostenibili per le regole interne all’emittente.
Questa diversa impostazione si è poi incarnata in un ulteriore scontro a distanza, seppure all’insegna del fair-play, attraverso due interviste rilasciate rispettivamente da Enrico Mentana, che affermava che ”nessun giornalista e’ completamente libero ed esistono obblighi di legge” e dallo stesso Santoro che gli rispondeva ”Abbiamo nei confronti del potere atteggiamenti molto distanti. Il che ci rende diversamente liberi”.
Ed allora se la strada di La7 sembra chiudersi, a sorpresa sembra riaprirsi quella della Rai. Il Cda si riunisce giovedì, anche per ascoltare il parere dell’ufficio legale sulla tanto criticata transazione stipulata in autonomia dal Dg Lorenza Lei, atto sul quale la stessa Lei dovrà prima riferire, mercoledi’, davanti alla Commissione di Vigilanza, insieme al presidente Paolo Garimberti.
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Dopo una parentesi abbastanza aspra con Santoro, Garimberti si e’ fatto carico di fare luce sul caso, su mandato dei consiglieri di opposizione. Il nodo da chiarire insomma è se il Dg avesse o meno l’autorità per concludere una transazione con un dipendente senza interpellare il Cda, e se l’ufficio legale stabilisse che ha travalicato le sue competenze, l’accordo stipulato potrebbe divenire nullo, riportando Santoro di fatto alla guida della sua trasmissione, ancora in forza dalla famosa sentenza del Tribunale del lavoro. Un’altra ipotesi è che il Cda potrebbe anche essere chiamato a votare sull’accordo stipulato tra Dg e giornalista, un voto dagli esiti oltremodo incerti. In ogni caso, Santoro starebbe lavorando ad un nuovo format televisivo insieme ad un gruppo di Tv locali ed Il Fatto Quotidiano, una soluzione innovativa che sarebbe in onda anche su Internet e che potrebbe appoggiarsi a Current Tv, appena uscita dal network Sky.