Potrebbe a giorni realizzarsi un vero terremoto al vertice confindustriale, dopo la minaccia non tanto remota, ormai, dell’ad Fiat, Sergio Marchionne, di uscire dalla confederazione degli industriali. Il manager italo-canadese ha preso carta e penna e ha scritto al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sostenendo che l’accordo appena raggiunto con i sindacati, a proposito delle nuove regole sulla contrattazione e sulla rappresentanza sindacale, pur essendo un passo avanti, non consentirebbe alla Fiat di godere delle condizioni necessarie per restare nella confederazione.
Il problema posto da Marchionne sarebbe quello relativo agli accordi di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco, poichè l’accordo con i sindacati prevede che le regole varranno per il futuro, non potendo esse avere un effetto retroattivo.
Non si è fatta attendere la reazione della Marcegaglia, che ha risposto al manager di Fiat, sostenendo che Confindustria più di così non può fare e chiedendo a Marchionne, se vorrà, di fare richiesta al governo, per rendere l’accordo retroattivo, dato che ciò non è nella disponibilità delle parti sociali.
Insomma, anche dentro Confindustria, dopo mesi ad inseguire Marchionne, stavolta non ci sarebbe alcuna volontà di fare ulteriori passi in avanti, in quanto l’accordo da poco raggiunto sarebbe già un evento non di poco conto nelle relazioni industriali.
Nei giorni scorsi, la Camusso, segretario confederale Cgil, aveva affermato esplicitamente che il nuovo accordo non avrebbe riguardato quanto già sottoscritto nei tre stabilimenti Fiat. E la casa automobilistica torinese temerebbe di non avere un raggio di azione sufficiente anche per i suddetti contratti, se restasse in Confindustria. Nella missiva, Marchionne ha esplicitato alla Marcegaglia che l’uscita di Fiat da Confindustria avrebbe efficacia a far data dall’1 gennaio 2012.