Sono iniziati ieri in tutta Italia i saldi estivi, in anticipo rispetto alle date previste ogni anno mediamente dalle regioni. La data unica in tutto il Paese è stata decisa all’inizio dell’anno dai rappresentanti dei commercianti e degli enti locali e piace un pò a tutti gli operatori del settore. L’anticipo al 2 luglio, poi, è stato un modo per cercare di recuperare un pò le vendite piatte di questi primi sei mesi, che nel settore dell’abbigliamento hanno registrato un -0,3% sullo stesso periodo del 2010.
Ma se i saldi possono risollevare le sorti del comparto, di miracoli nessuno parla. Già i saldi natalizi sono andati male, con un calo rispetto a quelli dell’anno precedente e un andamento poco movimentato, rispetto anche allo stesso periodo natalizio.
E sarà il caldo, che spinge molti consumatori ad andare al mare, sarà anche il portafoglio poco pieno, ma l’assalto consueto ai negozi, ai primi giorni dei saldi, ancora non si è visto, se non in alcune realtà specifiche, come nel centro della Capitale, dove si sono registrate lunghe file, davanti ai negozi in franchising di grandi marche.
In periferia e nel resto delle altre città italiane, niente file e niente confusione, con parziali eccezioni di Torino e Palermo.
Il dato, in realtà, riflette anche un’ipocrisia che va avanti da anni, che vede i negozianti effettuare sconti sulla merce venduta, già settimane prima della data ufficiale di partenza dei saldi, magari in via informale e riservata ai soli clienti, sebben di fatto praticati a tutti. Per questo, l’unica soluzione sarebbe la liberalizzazione dei saldi, per far sì che ognuno faccia ciò che ritiene opportuno per sè.